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Grillo non è medico. Ora basta pagliacciate

Certe pratiche alternative danno solo l'illusione di curarsi senza curarsi: non sono scienza, ma mode. E quelle sì che fanno un mucchio di soldi sulle nostre paure e sulla nostra ignoranza

Grillo non è medico. Ora basta pagliacciate

Ognuno dice la sua, come se fosse la cosa più normale del mondo, come se fossimo al bar a parlare di calcio o con gli amici a dissertare di donne. Ma se possiamo dirci tutti commissari tecnici della nazionale più capaci del ct incaricato, se è facile millantare conquiste manco fossimo George Clooney senza che ciò provochi alcun danno, improvvisarsi medici può essere molto pericoloso. Vale per noi, ma anche per i politici e gli amministratori pubblici. Che ne so io di vaccini, ma anche che ne sa Beppe Grillo o chiunque altro non abbia titoli accademici adeguati?

Quando si parla di malattie e di cure c'è una via maestra e obbligata: affidarsi alla comunità scientifica. Che non sarà fatta di santi ma se all'unanimità (le voci discordi sono statisticamente irrilevanti) si è espressa a favore delle vaccinazioni di massa, un motivo ci sarà.

Mentre noi tutti discutiamo a vanvera della questione, ieri a Monza un bimbo di sei anni è morto di morbillo. Lui, già fragile, è stato probabilmente contagiato dal fratellino che i genitori non avevano vaccinato per scelta. Era tanto tempo che in Italia non si moriva di morbillo. Non così nel mondo, dove stime dell'Organizzazione mondiale della sanità - ogni giorno la malattia miete oltre quattrocento vittime. Eppure ci sono ancora persone che cadono nel trabocchetto delle «multinazionali cattive» che fanno soldi con vaccini per lo più dannosi. Nei giorni scorsi un medico autorevole, luminare nel suo campo, mi faceva riflettere sul fatto che le multinazionali del farmaco farebbero molti più utili con le medicine per curare le malattie che con l'unica in grado di prevenirle, ovvero il vaccino. E se ci pensate è vero: quante medicine sono servite per cercare di salvare il bimbo di Monza nei tre mesi di agonia? E quante per alleviare le sofferenze di milioni di persone non ancora raggiunte dalle «multinazionali cattive» del farmaco?

A me non importa quanto si arricchisce chi produce medicine, mi interessa quante vite i loro farmaci possono salvare. E mi fido - e mi affido -, della comunità scientifica, che la sa sicuramente più lunga degli improvvisati santoni e complottisti che appaiono su Google se ci inventiamo medici fai-da-te. Certe pratiche alternative danno solo l'illusione di curarsi senza curarsi: non sono scienza, ma mode.

E quelle sì che fanno un mucchio di soldi sulle nostre paure e sulla nostra ignoranza.

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