Cronache

«Ho vestito l'Hilton come un abito da sera»

La stilista di alta moda ha disegnato gli interni del nuovo resort di Catania. «Con i colori della lava, l'acquamarina e le reti delle tonnare»

«Ho vestito l'Hilton  come un abito da sera»

Sull'unica parte di costa siciliana nera come il colore della lava che s'immerge nell'acqua - da Acicastello fino a Giardini Naxos - dal 2016 aprirà il nuovo Hilton Catania Capo Mulini, gestito da Hilton Worldwide. Conterà 420 camere, una magnifica Spa, piscine indoor e outdoor, un ristorante sul mare e più di 2.500 metri quadri di spazio per eventi, che includeranno una ballroom di 1.700 metri quadri. Il complesso che nasce dalla ristrutturazione ecosostenibile di una struttura degli anni Settanta, è di proprietà della ITEM, società catanese in cui l'azionista di riferimento è un investitore privato di Abu Dhabi. Il progetto creativo, affidato all'archistar Tom Russell - ha curato l'Emirates Palace di Abu Dhabi, considerato il più lussuoso hotel del mondo - vede alla direzione artistica Marella Ferrera, stilista catanese che insieme allo studio di architettura KWG, proporrà la visione di una Sicilia non scontata. Come non lo sono le sue collezioni di alta moda e il suo linguaggio creativo e potente che prende forma nel suo laboratorio di ricerca allestito nel settecentesco Museo Biscari. Alla vigilia della presentazione ufficiale del progetto, l'abbiamo intervistata.

Gli interior di un resort come un abito di alta moda?

«Dopo anni di sperimentazione sui materiali tessili usati nelle mie collezioni di haute couture, trasferisco il sapere nel mondo dell'architettura e del design. Ma come per incanto, sembra che tutto questo sia già lì da sempre».

Per esempio?

«Per anni ho sfidato la pietra, la lava, la terracotta, la ceramica di Caltagirone e ne ho trasferito il fascino nei miei abiti. Ho sempre voluto esprimere una nuova visione estetica che fosse frutto della cultura siciliana e delle varie sedimentazioni, araba e greca per esempio, ma non scontata e banale. Ora tutto questo patrimonio è al servizio dei nuovi interni che decoreranno gli spazi dell'Hilton».

Da dove è partita?

«Lo studio è stato lunghissimo, accurato e allo stesso tempo emozionante perché la struttura dell'albergo sorge in una vallata dove ci sono ancora tracce delle vasche che gli arabi usavano per tingere i tessuti con piante e semi. Avvicinarmi a questo mondo, scoprirne i segreti e trasferirne il fascino nei nuovi processi è stato un cammino magnifico. Tutto ciò che accade all'interno dell'hotel è il risultato della macro visione di un ricamo che si estende sull'area come una grande tessitura sulla pietra lavica».

In quali colori?

«Sono partita della contaminazione tra il colore della lava, l'arancio e il rosso, e le sue mille declinazioni via via che si sedimenta. Quindi sul grigio s'innestano le tante variazioni della natura, i rossi, gli arancio, i gialli della ginestra - il primo fiore che riappare dopo una colata - e poi un particolare tono di acquamarina che nasce nell'istante in cui l'acqua del nostro Mediterraneo incontra la lava».

Cosa sorprenderà gli ospiti?

«Il macro ricamo sulla pietra utilizzato nei bagni o sulle pareti ma anche un mondo di texture stampate su carte da rivestimento. Sono così belle che sarebbero magnifiche per farci degli abiti! Poi ci saranno filati speciali come i macro crochet fatti con le reti - corde molto spesse - delle tonnare, oppure di metallo come il ramo e il ferro. Tanti artigiani lavoreranno per creare le eccellenze richieste da questo progetto. E saranno ovviamente siciliani».

L'emozione più grande di questa direzione creativa? «Ricominciare a credere in ciò che fai, una specie di riscatto. Per noi siciliani, questo ha un valore più grande proprio perché avviene in un momento storico in cui tutti ci sentiamo feriti. L'albergo darà lavoro a circa 400 persone.

Non è poco».

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