Cronache

Il fantasma dei barbari

Il fantasma dei barbari

Ieri la Repubblica attribuiva una sorprendente dichiarazione a Matteo Renzi, reduce dalla batosta elettorale in Sicilia. Secondo le indiscrezioni, l'ex premier avrebbe detto: «Si chiamano Berlusconi o Salvini, Di Maio o Casaleggio. Ma è chiaro, i barbari sono alle porte e sono un'altra cosa rispetto alla sinistra, alla sua storia, alla sua gente». Accidenti, i barbari sono alle porte, parola di Matteo Renzi, l'ultimo imperatore. Il Romolo Augustolo del Partito democratico evidentemente si sente assediato e, per compattare i legionari, tutti quanti, fedeli e infedeli, ha rispolverato il vecchio arsenale. Infatti evocare i «barbari» è un autentico ritorno al datato linguaggio dell'anti-berlusconismo, con un aggiornamento dovuto al sopraggiungere delle orde grilline. Stupisce vedere il rottamatore adottare le espressioni di eterni «rottamandi» come Pier Luigi Bersani, il quale, qualche mese fa, per esorcizzare le possibili grandi intese, aveva dichiarato: «L'unico modo per fermare i barbari è che ciascuno tiri su le sue bandiere, il centrosinistra deve fare il centrosinistra e avere forze di centrosinistra per governare». E qui i «barbari» erano soprattutto i seguaci del Movimento 5 stelle.

Comunque sia, questa parola, «barbari», evoca un antico dibattito, quello sulla superiorità antropologica della sinistra. Nel 2001, Umberto Eco descrisse in termini apocalittici l'elettore del centrodestra: egoista, privo di senso civico, ignorante, disinformato, schiavo della televisione. Questa visione ebbe un immediato successo tra gli intellettuali. I risultati? Secondo il sociologo Luca Ricolfi, la sinistra divenne simpatica come un dito in un occhio, si collocò fuori dalla realtà e fornì un involontario assist (anche elettorale) agli avversari. Oggi è un «barbaro» chiunque non ne voglia sapere dei partiti post o ex comunisti. Quindi chi esprime posizioni liberal-conservatrici e chi ha scelto la pura protesta.

Passano i lustri, ma la sinistra è sempre lì, a fare la guardia contro i «barbari» in virtù di un autoproclamato primato morale. Passano i lustri, ma la sinistra crede ancora di incarnare la parte migliore della società, continua a distinguere il Paese sano dal Paese malato, l'Italia onesta e progressista da quella retrograda e conservatrice. Da una parte i bravi cittadini, «la gente» di Renzi.

Dall'altra, i «barbari».

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