Cronache

I boia di Marchionne

È in "condizioni irreversibili", ma sinistra e sindacati lo linciano. Berlusconi commosso: "Lui simbolo dell'Italia"

I boia di Marchionne

Ogni successo crea nemici, ma non tutti i nemici sono uguali. Ci sono quelli che riconoscono la vittoria dell'avversario e quelli che non riconoscono la propria mediocrità. Le menti mediocri, diceva Albert Einstein, sono violente, incapaci di comprendere il genio degli innovatori e di ammettere i loro meriti. È quello che succede oggi nei confronti di Sergio Marchionne da parte di una classe dirigente sindacale fallita e di alcune frange della sinistra rancorosa. Parliamo delle stesse persone e sigle che attraverso una innaturale cogestione avevano portato la Fiat, fino all'arrivo di Marchionne, sull'orlo del fallimento dopo averla fatta campare per decenni con gli aiuti di Stato. In questo coro di mediocri si distingue la voce di Enrico Rossi, governatore della Regione Toscana, ex Pci, ex Pd, ex Liberi e Uguali e a fine mandato certamente solo ex (i toscani non lo reggono più).

Lui, pensando di fare l'originale, ricorda con sarcasmo che Marchionne è quello che ha portato la Fiat fuori dall'Italia. Sta di fatto che la Fiat è viva più che mai e nel frattempo Pci, Pd e Liberi e Uguali sono morti, il che qualche cosa vorrà dire su chi dei due, Marchionne e Rossi, è quello intelligente. Un politico che rinfaccia a un imprenditore di aver preso le distanze dall'Italia è come quel medico che incolpa il paziente di non reagire alla cura sbagliata e pure si lamenta se questo cambia ospedale. Qualsiasi persona di buon senso per salvarsi fuggirebbe, potendolo fare, a gambe levate dalle ricette economiche della sinistra tanto care a Rossi e alla Cgil. Lo ha fatto Marchionne, lo hanno fatto in massa gli elettori. Dai mediocri si scappa, e da Rossi sono scappati tanti cittadini toscani che pur venendo da una storia comunista alle ultime elezioni hanno chiesto asilo politico alla Lega e a Forza Italia. Un atto sofferto di legittima difesa dall'imbecillità assurta a forma di governo.

Sono lontani i tempi in cui Berlinguer andava ai funerali di Almirante per riconoscere pubblicamente la grandezza del rivale. Berlinguer era comunista, non mediocre. Questi irridono un uomo che si trova in coma irreversibile, contro il quale hanno combattuto e, per fortuna della Fiat e nostra, perso. Piccoli uomini, odiatori seriali. Politicamente e umanamente parlando i morti sono loro.

Camminano ancora ma sono morti, solo che non lo sanno.

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