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I frutti guasti della truffa per contratto

Non c'è nessun contratto, se non quello di spartirsi le poltrone. Intanto il fuoco avanza. Si salvi chi può

I frutti guasti della truffa per contratto

Se quello firmato due mesi fa tra Cinquestelle e Lega fosse davvero un contratto, oggi non saremmo qui ad assistere alla lite tra i due partiti su Tav e Tap, se fare o no da subito flat tax e reddito di cittadinanza e altri temi sensibili per il futuro dell'Italia.

Tutto sarebbe dovuto filare liscio come l'olio perché tutto - ci avevano detto e assicurato - era stato concordato nelle oltre cinquanta pagine dell'accordo tra Di Maio e Salvini. «Modello tedesco», lo avevano chiamato con non poca enfasi e presunzione, senza tenere conto che il «modello tedesco» è fatto da tedeschi e il loro da italiani, per di più da politici con la propensione a imbrogliare le carte pur di arrivare all'obiettivo. Tanto è vero che ogni volta che un nodo viene al pettine - vedi Tav e Tap, ma anche lavoro e fisco - il governo non sa da che parte andare. Perché il contenuto del contratto è volutamente generico e retorico. Dice tutto e il contrario di tutto. Un esempio, sul tema delle vaccinazioni: «Pur con l'obiettivo di tutelare la salute individuale e collettiva garantendo le necessarie coperture vaccinali, va affrontata la tematica del giusto equilibrio tra il diritto all'istruzione e il diritto alla salute, tutelando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere a rischio». Qualcuno di voi sa dire se ciò significa vaccini obbligatori? Stessa cosa sulle grandi opere, i cui investitori e lavoratori chissà per quanto saranno lasciati nel limbo in attesa di un sì o di un no, di cui nel contratto non c'è traccia.

Tutto questo per dire che stiamo parlando di una truffa. Non c'è nessun contratto, se non quello di spartirsi le poltrone. Assisteremo per mesi a un estenuante tira e molla su tutto e quelle poche decisioni saranno necessariamente talmente annacquate per evitare la rottura dell'alleanza da risultare inefficaci nel bene e nel male. «Discutere e ridiscutere, perché noi siamo il cambiamento» è il loro slogan d'ordinanza. Gli italiani hanno chiamato i pompieri perché la casa stava bruciando e questi che fanno?

Discutono e ridiscutono, consultano un contratto farlocco e litigano. Intanto il fuoco avanza. Loro si tengono a distanza, ma noi ormai l'abbiamo sull'uscio.

Si salvi chi può.

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