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I "maghi" anti-tasse: tante truffe e pochi risparmi

Internet è invasa da falsi esperti tributari e sedicenti commercialisti. Che lucrano su corsi e libri e ci fanno rischiare multe

I "maghi" anti-tasse: tante truffe e pochi risparmi

Il modello cui conformarsi è quello di Harry Houdini, l’ungherese naturalizzato americano che in un batter d’occhio si liberava da catene, gabbie, bauli, anche sott’acqua. Lo definivano in due modi, illusionista ed escapologo.

Due sinonimi: la differenza è questione di sfumature, la sostanza è che si tratta di un mago che con qualche trucco fugge dai vincoli che lo imprigionano. Magie, trucchi. Fuggire, evitare, eludere, evadere. L’escapologo è un evasore. Negli ultimi anni alla figura un po’ romantica dell’evasore da circo o da film in bianco e nero si è aggiunta quella molto più terra terra dell’escapologo fiscale, l’esperto di strategie anti tasse, il consigliori che conosce a fondo le leggi e perciò anche tutti i modi per aggirarle. L’escapologo fiscale suggerisce, illumina, manovra, schiva e infine incassa, perché niente si fa per niente quando ci sono soldi di mezzo. E anche se il suo campo d’azione è il web, dove le informazioni sembrano gratis per tutti, egli riesce comunque a sbarcare il lunario con soddisfazione. In Italia i 57 milioni di commissari tecnici della nazionale di calcio distribuiscono anche ricette infallibili su come guarire rapidamente dal mal di tasse.

LA GIUNGLA TRIBUTARIA

Nella giungla inestricabile della legislazione tributaria italiana, il tuttologo nemico del fisco ha territori sconfinati nei quali muoversi. Ogni norma va interpretata, prevede eccezioni, presenta margini di elasticità; prova e riprova, prima o poi salta fuori il modo per girarci attorno. Il tema di come pagare meno tasse è un sempreverde buono per tutte le stagioni.

Eppure il web è terreno di insidie, di fake news, di notizie false che sembrano vere, di facili scorciatoie che alla prova dei fatti si dimostrano trappole. L’escapologo riesce a scantonare anche da questi interrogativi, oltre che dal pagamento dell’Iva e dalla deduzione dei costi? È un perito affidabile o l’ennesimo furbetto del bollettino?Internet è pieno di personaggi che accampano competenze in materia e promettono di «escapolare» con agilità dalla tagliola tributaria. Si può digitare sulla tastiera quattro parole semplici semplici, «come pagare meno tasse», e apparirà la terra promessa del bengodi fiscale. Oppure si può cercare «come fare soldi», ma anche «commercialista on line».

C’è da sbizzarrirsi nelle praterie dei sedicenti esperti. Alla totale libertà di fare lusinghe sul web si aggiunge l’insofferenza anticasta, che in questo caso prende di mira commercialisti e tributaristi vari, considerati gelosi depositari di chissà quali segreti elusivi. La formula è perfino banale: il tuo commercialista ti nasconde la verità, vuole tenersi per sé i trucchi per risparmiare. Come se un professionista avesse piacere a perdere clienti.

CIARLATANI IN AGGUATO

Il confine tra competenti e ciarlatani si fa molto sottile, visto che è impossibile verificare la validità dei web-suggerimenti se non rivolgendosi a un altro consulente. D’altra parte, la guida a punti all’elusione legale è molto più avvincente delle sezioni dei giornali specializzate nel districare i grovigli tributari. Le indicazioni spesso sono banali se non fuorvianti e comunque andrebbero valutate con attenzione caso per caso e non gettate nella piazza virtuale come soluzioni chiavi in mano per ogni situazione: aprire società all’estero o trasferirvi la sede legale, cambiare forma giuridica all’azienda, estendere il campo delle attività aziendali, inzeppare le dichiarazioni dei redditi di costi fittizi, fare figurare le spese personali come acquisti aziendali, registrare i collaboratori domestici come dipendenti dell’impresa, intestare le società decotte a certe «teste di legno» nullatenenti, passare di mano gli immobili per guadagnare su plusvalenze e minusvalenze.

È un sentiero che corre sul filo del rasoio, in un equilibrio molto precario tra il rispetto della legge e il «fuori pista». Si gioca molto sui costi da dedurre: per esempio, inserire nelle spese per l’auto aziendale anche il carburante usato per andare in vacanza. Oppure sull’uso del contante: il consiglio è quello di frazionare i pagamenti in modo tale che l’operazione non sia tracciabile dal fisco. Il problema è che i prelievi anomali dal conto corrente possono essere segnalati dalla banca all’Agenzia delle entrate. E comunque va dimostrato da dove proviene il denaro. C’è perfino un aureo consiglio su come scaricare le spese per le «accompagnatrici»: una bella notula per «prestazione occasionale» (senza dettagliare troppo il tipo di servizio ricevuto) e anche la escort finisce in deduzione.

Non passa mai di moda il vecchio adagio secondo il quale «per pagare e morire c’è sempre tempo», e quindi il momento di saldare tasse o multe viene rinviato oltre la scadenza perché dopo qualche anno scatta la possibilità di rateizzare il debito: il rovescio della medaglia è che a ogni scadenza saltata aumentano le sanzioni e gli interessi di mora. La rete pullula di gente che sa come infinocchiare la Guardia di finanza, ha l’agenda piena di indirizzi di paradisi fiscali e garantisce sui modi più sicuri per pagare con mezzi non tracciabili. E infine, sempre trionfa il classico argomento all’italiana: prima o poi arriva un condono fiscale che spazza via le malefatte e incorona i volpacchioni.

LA TRAPPOLA

A mettere in guardia il tartassato spazientito dovrebbe esserci il fatto che dopo un paio di imbeccate online spunta immancabilmente il messaggio che impone di comprare un manuale con tutti i trucchi oppure di iscriversi a un corso online che — non c’è bisogno di precisarlo — è a pagamento. Il contribuente sprovveduto e disperato è una preda facile, che non va troppo per il sottile quando si tratta di risparmiare qualche soldo per mandare avanti le proprie attività, anche perché il consulente di internet non si assume responsabilità di sorta per le raccomandazioni elargite. Non si impegna più di tanto. Davanti a sé ha una strada spianata.

L’escapologo più famoso ha conquistato la ribalta di tv e giornali qualche settimana fa grazie a un servizio del programma Mediaset Le iene. Si chiama Gianluca Massini Rosati, ha 35 anni, è di Orvieto e ha nel sangue i globuli della partita Iva, visto che il padre è artigiano e la mamma commerciante. Sul suo sito internet narra che alle elementari vendeva cerbottane di plastica colorata ai compagni di scuola e alle superiori lavoricchiava ai concorsi ippici per raccogliere gli ostacoli abbattuti dai cavalli: il denaro gli serviva per acquistare il primo telefonino della sua vita. Come il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, non è laureato e lo rivendica con orgoglio, al pari del fatto di non essere un commercialista ma un imprenditore. E con il talento che si ritrova ha messo in piedi una decina di società in ambiti completamente diversi, in Italia e all’estero (il suo recapito è a Londra).

La sua autobiografia però non ne rivela i nomi né i settori di attività. Né menziona la comparsa del suo nome nei «Panama papers», cioè l’elenco dei clienti dello studio panamense Mossack Fonseca specializzato nel maneggiare società anonime sottratte alla ghigliottina fiscale dei Paesi d’origine. Una sola operazione, si giustifica l’escapologo, un solo errore. Le iene hanno fatto di Massini Rosati il simbolo del fisco dal volto umano, l’emblema del riscatto di chi non vuole più farsi spremere e cerca, nel rispetto formale delle leggi, di versare all’erario il meno possibile. Dribblare le tasse è il sogno di tutti, inutile nasconderlo, e il trentacinquenne umbro è un campione: ha detto di guadagnare ogni anno sui 200mila euro e di pagarne soltanto 50mila di tasse grazie a scappatoie legali. Il 25 per cento contro oltre il 60 che taglieggia il reddito delle partite Iva. Il suo prontuario antitasse contiene 59 «segreti» alla modica cifra di 197 euro (invece di 497) pagabili con carta di credito, fatturati e interamente deducibili. Attenzione: mancano data, autore ed editore.

Il suo quarto d’ora di celebrità catodica ha però indispettito i commercialisti, definiti «pirati fiscali», dipinti come professionisti che vorrebbero aiutare il contribuente ma hanno le mani legate, incapaci di fornire un servizio adeguato. La categoria ha protestato. Un nucleo che gestisce un gruppo di discussione online ha redatto un manuale di 154 pagine intitolato «Non è tutto oro quello che luccica — Critica ragionata ai “segreti” dell’escapologia fiscale». Il pdf si scarica gratis da internet. Si basa su questo assunto: le soluzioni generiche possono funzionare in certi casi, ma in altri essere improprie o addirittura illegittime. Il nodo da sciogliere resta comunque lo stesso: il disastro tributario italiano.

Di cui anche il mago Houdini avrebbe qualche difficoltà a liberarsi.

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