Cronache

"I nomadi della Ue, rom e sinti, vivono come fossero nel terzo mondo"

Secondo l'Agenzia per i diritti fondamentali i popoli nomadi che abitano nel territorio dei Ventotto vivono con standard degni dei Paesi del terzo mondo come il Ghana

"I nomadi della Ue, rom e sinti, vivono come fossero nel terzo mondo"

Trascorrono la propria esistenza in uno dei continenti con la qualità della vita fra le più alte al mondo ma di fatto vivono in condizioni da terzo mondo. E' questa la sorte delle popolazioni nomadi come rom, sinti e caminanti, secondo l'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione Europea.

In occasione della giornata mondiale dedicata a queste popolazioni, da Bruxelles arriva una fotografia preoccupante delle condizioni in cui esse si ritrovano a vivere. Fra i motivi alla base di questa situazione inquientante vi sono le pessime condizioni igienico-sanitarie, la discriminazione spesso a sfondo razzista, la disoccupazione diffusa e addirittura anche la fame.

"Il razzismo contro i Rom, dalla discriminazione ai crimini di odio, alimenta il circolo vizioso dell'esclusione della popolazione Rom, li condanna a essere esclusi dalla società e li tratta con stereotipi intollerabili - afferma il direttore dell'Agenzia Ue Michael O'Flaherty Dobbiamo rompere questo circolo vizioso, quindi perché non iniziamo con la cosa più ovvia: garantire che ognuno dei cittadini Rom possa godere di pari opportunità con gli altri cittadini comunitari?".

Le istituzioni comunitarie inoltre lanciano un appello agli Stati membri perché rivedano le proprie politiche in materia di integrazione e ne implementino altre, più efficaci. La Ue sollecita i Ventotto a "identificare e controllare le discriminazioni e ad adottare misure efficaci per combattere i crimini di odio e i discorsi di discriminazione razziale."

Fra i punti più critici di questo quadro la frequenza scolastica dei bimbi nomadi, che supera il 50% ed è in crescita ma resta comunque bassa; la percentuale di popolazione a rischio povertà, che sfiora l'80% mentre la media europea è del 17%; l'accesso a servizi di base come alloggi sociali, elettricità e acqua, che è pari a quello delle popolazioni di Stati come il Nepal e il Ghana. Il 30% delle famiglie nomadi infatti vive in abitazioni prive dell'accesso all'acqua corrente.

Molto resta infine da fare sul fronte dell'occupazione: gli Stati membri sono invitati a supportare la formazione e l'inserimento dei nomadi nel mondo del lavoro contrastando fattori di esclusione come lo scarso livello di istruzione e il razzismo.

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