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I nostri paletti a Matteo Salvini

È questo il governo della perduta verginità grillina e della perduta unità sostanziale del centrodestra. I rischi di spaccare sono alti

I nostri paletti a Matteo Salvini

Che dire, se non «buona fortuna»? Soprattutto a noi sudditi di questo innaturale governo nato dopo mille peripezie, minacce e ricatti tra due partiti, Cinquestelle e Lega, che ai rispettivi elettori avevano prospettato ben altro. È questo il governo della perduta verginità grillina e della perduta unità sostanziale del centrodestra, in entrambi i casi al di là delle rassicuranti dichiarazioni di circostanza. O la va o la spacca, verrebbe da dire, e i rischi di spaccare sono alti. Quello che ha portato i due soci a chiudere non è l'intesa sul contratto di programma, che resta vago e velleitario allo stesso tempo; non una sincera e leale alleanza, come dimostrano le liti e i dispetti fino all'ultimo secondo utile. Questo è un governo per mancanza di alternative, un governo che salva, per ora, la vita a Luigi Di Maio e che la cambia al premier per caso Giuseppe Conte, capofila di una sfilza di professori piazzati in ruoli chiave che fanno del neonato esecutivo, spacciato per politico, uno dei più tecnici della storia recente, secondo forse solo a quello di Mario Monti.

Perché Matteo Salvini si sia cacciato in una simile avventura per me resta un mistero, forse spiegabile più che con l'ambizione con la fretta di rompere il cordone ombelicale che lo legava a Forza Italia e a Silvio Berlusconi, e di farlo prima che il vento, sempre imprevedibile, potesse fare brutti scherzi. Sul campo la Lega non ha portato a casa neppure una delle due presidenze tra Camera e Senato, non il premier, non ministeri di peso (Interno a parte) e ieri ha ceduto anche sul suo uomo forte, quel «Paolo Savona o morte» alla fine parcheggiato più per orgoglio che per utilità in uno dei ministeri - almeno fino ad ora - più marginali della storia, dato che gli «Affari europei» (così si chiama il dicastero) sono già nelle agende principali del Primo ministro e di quelli di Economia ed Esteri.

Probabilmente, tra Lega e Cinquestelle ci saranno stanze di compensazione più o meno occulte negli oltre 250 enti ed aziende strategiche di Stato che stanno per cambiare inquilino: un ricambio di vertici che vuole dire potere e soldi veri. O forse c'è ancora altro che non sappiamo e scopriremo solo vivendo. In ogni caso, piuttosto che continuare a penare per attesa e incertezza, meglio «via il dente, via il dolore». Personalmente temo che, finite le astuzie mediatiche post elettorali che tanto hanno spinto la Lega nei sondaggi, quello che partirà oggi sarà, con la forza dei numeri, un governo a trazione Cinquestelle.

A Salvini auguriamo buon lavoro, ma vigileremo con attenzione che sia davvero «buono» per tutti quelli che lo hanno votato e sostenuto, non solo per lui e il suo futuro politico personale.

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