Cronache

I polacchi, i comunisti e la liberazione di Bologna

E’ il 21 aprile 1945. La città è appena stata liberata, ma c'è già il rischio di nuovi scontri: tra i comunisti e i soldati di Anders

E’ il 21 aprile 1945. I soldati polacchi del generale Anders, che già hanno espugnato Montecassino, fino a quel momento imprendibile, entrano a Bologna. E’ un’altra tappa della liberazione del Paese dal giogo nazista, ma i polacchi hanno un fiuto speciale nel riconoscere anche il nemico che viene da Est: il comunismo. Stalin, l’ingombrante e cinico vicino, è per loro un pericolo, presto sarà il pericolo numero1. E così quei soldati sono allergici alle bandiere rosse e ai pugni chiusi. E sono proprio i partigiani comunisti quelli che vanno loro incontro lungo la Strada Maggiore, come svela Luciano Garibaldi nel suo recentissimo libro “Gli eroi di Montecassino”, Mondadori.

Due soldati di Anders scendono al volo da un carro armato e strappano le bandiere dalle mani dei militanti togliattiani. I rossi non si spaventano: si gettano a terra e piazzano le mitragliatrici. La città è appena stata liberata, ma c’è già il rischio di nuovi gravissimi incidenti. Sono momenti di grande tensione: da una parte e dall’altra si aspetta solo l’ordine per poter aprire il fuoco. Per fortuna accorrono alcuni dirigenti del Pci e si mettono a gridare: “Siete impazziti?” Dopo una mezz’ora buona, la calma ritornanella strada.

Ma la diffidenza reciproca non verrà mai meno.

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