Cronache

I riflessi in Puglia del sequestro di Tempa Rossa

La chiusura dei cantieri della Val d’Agri rischia di mettere in crisi la raffineria Eni di Taranto. 1500 posti in pericolo.

I riflessi in Puglia del sequestro di Tempa Rossa

L’indagine su Tempa Rossa, come previsto sta avendo un effetto domino su tutto il ciclo produttivo dalla Calabria alla Sicilia passando per la Puglia. Ed è proprio qui, a Taranto, dove ci sarebbe dovuto essere il prolungamento del pontile della raffineria Eni per raccogliere il petrolio Total, che non ci sono più scorte di greggio. Quale futuro aspetta i lavoratori della sede pugliese di Eni?
Sono stimate scorte di petrolio fino a lunedì, altri due giorni di lavoro e poi lo stop.
“Taranto non può permettersi di perdere neppure un solo posto di lavoro” dice in un’intervista ad un quotidiano locale Claudio Descalzi, l’amministratore delegato Eni e spiega la duplice conseguenza della chiusura del cantiere della Val d’Agri: “Non si produce più nel centro oli di Viggiano e a Taranto. Dovremo cercare petrolio in altre produzioni, ma a costi maggiori che comprometteranno la redditività della raffineria di Taranto”.
Sull’impianto pugliese interviene il presidente di Confindustria Taranto Cesareo che in un’intervista dichiara: “la raffineria deve continuare a lavorare perché ci sono le condizioni per farlo nel rispetto delle leggi.” Il fermo del cantiere lucano preoccupa non poco, però, il rappresentante degli industriali tarantini. Potrebbe avere riflessi negativi sull’occupazione.
Oggi a dover fare i conti con il loro futuro sono 1500 lavoratori. Da martedì la raffineria non lavorerebbe più a pieno regime. Da martedì si valuteranno i costi di importazione di greggio attraverso le navi petroliere.

Sì, potrebbero attraccare nel porto di Taranto, ma Eni valuterà quanto, in termini di convenienza, sia fattibile.

Commenti