Cronache

Espulso imam radicale, ma la moglie lo difende: "Tanto lo riporterò qui"

Nadia Slimani, moglie dell'imam Merrouane Grine espulso lo scorso venerdì con l'accusa di inneggiamento all'Isis ed alla jihad, è decisa a far ricorso al Tar di Roma. “Amo mio marito. Lo riporterò qui e cresceremo insieme il nostro bambino”

Espulso imam radicale, ma la moglie lo difende: "Tanto lo riporterò qui"

Non vuole arrendersi la moglie di Merrouane Grine, imam marocchino di 41 anni espulso nei giorni scorsi dal nostro Paese con l'accusa di essere un sostenitore dello stato islamico. Decisa a far tornare il coniuge in Italia, Nadia Slimani (35 anni), ha infatti intenzione di presentare ricorso al Tar del Lazio.

“Amo mio marito. Lo riporterò qui e cresceremo insieme il nostro bambino”, afferma con decisione la donna, come riportato da “IlGazzettino”.

Finito al centro delle indagini per aver condiviso sulla propria pagina Facebook diversi video inneggianti all'Isis e per aver espresso apprezzamenti nei confronti del califfato di Al Baghdadi, Grine è stato rimpatriato in Marocco lo scorso venerdì 3 gennaio, come disposto dal decreto di espulsione firmato dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. Gli agenti della polizia di Stato lo hanno accompagnato a Bologna, dove ha preso il volo diretto a Casablanca.

Stando a quanto riferito dai quotidiani locali, sarebbero stati gli stessi connazionali del 41enne a denunciarlo alle autorità, preoccupati da alcuni suoi comportamenti. L'attività investigativa della Digos ha successivamente portato alla luce prove concrete che hanno convinto le autorità competenti a procedere con l'espulsione. Merrouane Grine, arrivato in Italia nel lontano 2006 e residente a Padova, dove svolgeva la professione di meccanico, aveva più volte mostrato segnali di radicalizzazione, come emerso dai messaggi dall'evidente contenuto anti-occidentale ed in favore della sharia. Non solo. Fra il materiale raccolto, anche dichiarazioni antisemite, con chiaro inneggiamento alla figura di Aldolf Hitler.

Secondo gli inquirenti, Grine avrebbe inoltre partecipato attivamente all'indottrinamento di una giovane italiana, convertita all'islam. Un processo di condizionamento applicato anche sulla moglie connazionale, ora determinata a riportarlo nel nostro Paese.

È datata 2018 una segnalazione per maltrattamenti in famiglia di cui il 41enne si sarebbe reso protagonista. Il nordafricano era stato accusato di violenze commesse proprio nei confronti della compagna, picchiata ogni qualvolta non avesse voluto indossare il velo.

A distanza di anni, la donna nega tutto. “Non c’è mai stata alcuna violenza”, afferma adesso la 35enne. “Avevamo litigato e qualcuno aveva chiamato i carabinieri che avevano verbalizzato l’accaduto. Io non ho mai sporto querela”, precisa.

Nadia è certa dell'innocenza del compagno, il quale a sua volta, prima dell'espulsione, ha dichiarato di non avere alcuna colpa e di essere fiducioso nella giustizia italiana.

“Abbiamo trenta giorni per presentare ricorso. Andremo in fondo.

Nadia respinge fermamente ogni accusa, è inconsolabile ma ferma nella volontà di avere giustizia”, ha dichiarato il legale che assiste la donna, l'avvocato Marco Destro.

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