Cronache

Imperia, la mamma del "no border" Felix Croft: “Sono fiera di mio figlio”

Davanti al tribunale di Imperia dove è in corso il processo nei confronti del "no border" Felix Croft la mamma del giovane si dichiara fiera del figlio

Imperia, la mamma del "no border" Felix Croft: “Sono fiera di mio figlio”

Imperia - Pensate davvero che trasportare clandestini in Francia sia reato? Non per tutti è così. Tantomeno per la mamma di Felix Croft - il ventottenne di Nizza, arrestato, a luglio, con una famiglia di nigeriani nella sua Citroen station wagon - che anzi si è dichiarata fiera del proprio figlio, che oggi mira ad essere assolto dal reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, per aver agito in virtù di ragioni umanitarie e non per soldi.

Davanti al tribunale collegiale di Imperia, infatti, stamattina si è aperto, con l'audizione dei testi dell'accusa e della difesa, il processo nei confronti del giovane "no border", che era stato arrestato alla Barriera autostradale di Ventimiglia. A bordo della propria auto trasportava: marito, moglie, due bambini e il fratello del marito, tutti senza permesso di soggiorno.

"Stimo Felix, perchè ha fatto qualcosa di buono - ha affermato il genitore, di nome Luce, a margine dell'udienza -. La solidarietà è necessaria nei confronti di persone che scappano dalla guerra e dalla miseria, come gli eritrei, ad esempio. Le persone di estrema destra affermano cose orribili sui migranti". Ma non è tutto. Per il genitore anche le stesse armi sembrano essere un'opinione: "Dicono che avesse delle armi nella sua auto e sapete cos'erano queste armi? Dei coltellini - ha aggiunto la donna -. Inoltre, aveva con sé cinquanta euro per fare benzina e dicono che questi sono i soldi con cui lo hanno pagato".

Ad accendere i riflettori sulla vicenda è la recente assoluzione di un alto "no border" francese, Cedric Herrou, condannato soltanto a una multa di tremila euro, senza alcuna pena detentiva - malgrado fosse sospettato di aver fatto espatriare duecento migranti nel 2016 - per aver agito spinto da motivi umanitari e non per lucro. A dar manforte al giovane "solidale" (così si chiamano tra di loro i "no border"), c'erano una ventina di attivisti, che hanno manifestato pacificamente esponendo qualche slogan del tipo: "Solidarité avec le réfugé et avec Felix". "La nostra linea difensiva è incentrata sul fatto che non abbiamo un passeur, ma una persona che ha agito per ragioni umanitarie e chiediamo l'assoluzione, perchè non c'è lucro e i soldi non sono stati trovati - ha poi aggiunto l'avvocato della difesa, Ersilia Ferrante -.

Per la discussione credo che ci vorrà ancora un po' di tempo - ha aggiunto il legale - anche se il pm avrebbe voluto chiudere subito".

Commenti