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Gli intellettuali che insultano la brava gente

Altro che piazza impegnata a "vietare il diritto ad amare", come dice Roberto Saviano

Gli intellettuali che insultano la brava gente

Un oceano di buon senso e di brava gente. Altro che piazza impegnata a «vietare il diritto ad amare», come dice Roberto Saviano. Il quale tratta quei pacifici individui come «diversi», quasi sub-umani. Verrebbe voglia di dire a Saviano che cosa ne sa dell'amore se crede che esiga il sigillo dello Stato e la pensione di reversibilità. Amare del resto non può vietarlo nessuno. Neppure il boia. Anzi, si può amare anche il boia e non può (...)(...) impedirlo. Al massimo, nel suo candore, questo popolo sub-umano predica il dovere evangelico di amare i bambini e di non anteporre l'egoismo del proprio desiderio al loro diritto di non essere prodotti nella fabbrica degli uteri a cottimo. Ma il diritto di odiarla, questa meravigliosa compagnia di persone comuni, non certo abituata alle manifestazioni, se l'è attirato. Mostrano un fatto chiaro come il sole, insopportabile a chi si vanta di essere scomodo al potere che invece lo ospita come predicatore sommo del bene e del male. Il potere sta da una sola parte, e neppure si era accorto che questi «altri» esistessero. Invece ci sono, hanno fantasia, non vietano a nessuno di essere se stessi. Ma essere se stessi non può dare il diritto di cambiare il nome delle cose.La manifestazione del Family Day al Circo Massimo è stata molto serena. Si sono detti sì e no, e nessun vaffa, che in Italia è un miracolo. Nessuna voglia di mordere il collo a chi ha altre idee su famiglia e su quali siano i diritti fondamentali. I giornaloni e il 90% dei conduttori tv si fingono sopra le parti, salvo poi dare inesorabilmente torto a chi osa sostenere - come diceva Chesterton - che le foglie sono verdi almeno in primavera e i figli hanno bisogno di un padre e di una madre, non di genitore 1 e genitore 2. Oggi questo dominio culturale è stato lesionato.Così la questione oggi, al di là della Cirinnà o Cirinnò, è la distanza enorme tra la cultura delle élite e quella della gente comune. Almeno come diritto a esprimersi e a trovare eco nell'opinione pubblica (cioè Saviano & C.). La cultura che scomunica il Family Day ha a disposizione, anzi è padrona di tutti gli altoparlanti. E sono quasi sicuro (scaramanzia) che grazie a questo strapotere alla fine imporranno come pensiero unico democratico e civile, buono e religioso, il loro. Per élite intendo coloro che sono ai vertici del potere editoriale, televisivo, che dominano il campo della moda (che è oggi la grande industria che cuce insieme vestiti e cultura), del cinema, persino della teologia.I grandi opinionisti e registi, gli editoriali di tutti, ma proprio tutti i giornaloni, i messaggi pubblicitari, le tesi dei film, sono omogeneizzati e identici nel prospettare un mondo dove la banale semplice vita della gente comune sarà spazzata via da un nuovo modello di vita, di famiglia, di generazione dei figli.Lo sappiamo bene tutti che le famiglie perfette non esistono, che molte sono spappolate, che nelle famiglie accadono soprusi e delitti. E che gli omosessuali hanno subito e subiscono vessazioni e violenze, ed è una cosa che deve finire. Ma non è una ragione sufficiente per promuovere con la legge - che da Aristotele in poi ha anche una funzione pedagogica - un'alternativa paritetica al matrimonio e alla famiglia su cui si regge il mondo dai secoli dei secoli.

L'omosessualità c'è da millenni, praticata oppure no, vietata o addirittura da Socrate e Platone considerata superiore all'amore per la donna, ma nessuna civiltà l'ha posta come colonna per il suo futuro e alternativa con la forza della legge da proporre ai giovani al matrimonio.Renato Farina

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