Cronache

"Io molestata in tram, per quanto dovremo avere paura?": la denuncia di Anita

"Io seguita e molestata in tram: per quanto dovremo sentirci fortunate per non essere state violentate?", il post di denuncia di Anita, 18 anni, diventa virale

"Io molestata in tram, per quanto dovremo avere paura?": la denuncia di Anita

"Mi chiedo quante volte ancora dovremmo sentirci "fortunate" per non essere state violentate", scrive in un post di denuncia su Facebook Anita Fallani, 18 anni, di Scandicci.

Una studentessa che si è trovata a vivere una brutta disavventura come succede a tante altre giovani in tutto il mondo: molestata mentre tornava a casa da sola la sera. Ma una volta arrivata a casa sana e salva, la paura ha ceduto il posto alla rabbia e Anita ha raccontato l'episodio in un lungo post su Facebook, denunciando le costanti minacce alla loro libertà che le donne sono costrette a subire tutti i giorni.

Un racconto condiviso centinaia di volte da molti utenti che si sono ritrovati in quella storia, che hanno a loro volta subito molestie di quel tipo o anche peggio. Lo confermano i messaggi e i commenti: solidarietà, condivisione di esperienze simili, la stessa rabbia e frustrazione davanti a una situazione drammatica diventata in "normale" per moltissime, troppe donne. Così la denuncia di Anita in poche ore è diventata virale.

"Un sabato sera qualsiasi di un agosto tiepido. Una serata con un'amica, un gin tonic, quattro chiacchiere. Mi avvio a casa, stanca, con i piedi doloranti e la voglia di dormire - inizia così il racconto di Anita, un sabato sera come quello di tante coetanee - Arrivo alla fermata della tramvia. Mi vedi e pensi che sia il caso di iniziare a importunarmi. Io non ti ho mai visto, non ho idea di chi tu sia, ma non ti frena: 'Buonasera signorina, come stai? Come ti chiami? Perché non rispondi?'".

La 18enne decide di ignorare le molestie dello sconosciuto sperando di indurlo a desistere. Ma l'uomo non molla, anzi si fa più minaccioso. Quando arriva il tram e la ragazza sale, il molestatore le segue e continua a importunarla per tutto il viaggio sulla tramvia che collega il centro di Firenze con Scandicci, anche se lei lo ignora e si mette anche le cuffiette per fargli capire che non lo vuole sentire. Poi arriva la fermata di Anita: lei scende e lui la segue. Per strada non c'è nessuno e la ragazza comincia ad avere davvero paura che l'uomo la possa aggredire, passando dalle parole ai fatti.

"Mi viene da piangere, mi sento sola e non so che fare - prosegue la giovane - Con il 10% di carica che mi rimane fingo di chiamare qualcuno che assomiglia a un mio ipotetico fidanzato. Neanche questo gli basta: 'Dove vai? Esci con me?'. Mi segue. Inizio ad avere seriamente paura. Scelgo la strada più lunga che passa da un parco giochi, riesco a dileguarmi. Accelero ancora il passo, finalmente il portone, infilo le chiavi nella toppa. Sono a casa, e sono salva".

Questa volta Anita l'ha scampata, ma quante donne non hanno avuto la sua stessa fortuna? E per quale "colpa" poi? Camminare da sole per strada? È questo quello che pensa la studentessa mentre si rifugia nella sua camera, la paura che lascia il posto al sollievo e il sollievo alla rabbia per quanto accaduto.

"Adesso piango davvero ma cerco di non far rumore per non svegliare nessuno. Mi infilo nel letto come sempre, ho il volto rigato e le vertigini di un pericolo scampato - scrive - Dura poco la mia fragilità, diventa subito profonda rabbia e vi penso tutte, madri, sorelle, amiche, vi sento vicine nel destino come non mai. Mi chiedo perché non ho la stessa libertà di un mio coetaneo maschio di tornare a casa all'ora che mi pare senza avere il timore di non arrivarci. Mi bruciano le mani all'idea che la mia è una storia come tante, che non c'è niente di straordinario, non è un'eccezione, ma una delle tante cose che compongono la nostra vita, in via del tutto normale, come prendere una multa, o dover buttare l'immondizia. Ed il problema è proprio questo, che è diventata la normalità perché scommetto sulla mia pelle che ci siete passate tutte. Mi chiedo quante volte ancora dovremmo sentirci ''fortunate'' per non essere state violentate. Come se infondo questa, non possa già essere definita tale".

Ma quella di Anita, ragazza impegnata a far sentire la voce dei giovani attraverso la Rete degli Studenti Medi, non è solo una denuncia: è anche un appello a riflettere e agire rivolto a politica, istituzioni, giornali e cittadini.

"Ricordo che secondo i dati ISTAT del 2015 in Italia sono 6 milioni e 788 mila le donne che hanno subìto violenza nel corso della propria vita ( fisica o sessuale, senza includere quelle psicologiche). Le vittime di terrorismo da quando esiste il fenomeno dell' ISIS sono 322 - scrive - Allora, le vittime sono vittime e io non sono qui a fare confronti, ma forse è il caso di pensare che esistono violenze silenziose come questa ancora più radicate e pericolose che producono molti più danni di quei fenomeni che riempiono i giornali ogni giorno, su cui la politica si divide, tralasciando le battaglie più importanti di cui nessuno si preoccupa".

A raccogliere l'appello della giovane è in primis il padre, il sindaco di Scandicci Sandro Fallani che, dopo aver parlato con il collega Dario Nardella, primo cittadino di Firenze, si è già mobilitato: ha allertato la questura e ha chiesto alla Gest, la società che gestisce la tramvia, l'acquisizione delle immagini riprese dalle telecamere di sicurezza che si trovano alle fermate per far luce sull'accaduto e rintracciare il molestatore.

"Come babbo sono preoccupato - ha riferito a La Repubblica - stiamo già intervenendo con l'assunzione di nuovi vigili, rafforzando i controlli e aumentando il numero delle telecamere".

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