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Italia fuori controllo

Lo spread torna a quota 290 e Conte ammette: l'Iva aumenterà

Italia fuori controllo

Io non so se lo spread è tornato in zona trecento per colpa delle parole di Salvini, come sostiene Di Maio. Sono più propenso a credere che gli investitori stiano scappando dall'Italia più per l'indecoroso spettacolo che il governo sta offrendo su tutti i fronti, una deriva che neppure la campagna elettorale può giustificare. Si vota in tutti i Paesi d'Europa e in ognuno non mancano polemiche e colpi bassi, ma nessuno di questi è allo sbando come il nostro. Siamo come un bus lanciato che non ha nessuno alla guida e questo la dice lunga sul senso di responsabilità di questa presunta classe dirigente gialloverde. Da mesi non pensano che a se stessi e a chi l'avrà più lungo la sera delle elezioni, tutto il resto non conta e può aspettare.

Lo spread a 290, dicevamo, ci è costato in pochi giorni più di 10 miliardi di euro di maggiori futuri interessi sul debito, tutti soldi sottratti alle nostre necessità e ieri all'inesistente premier Conte è sfuggita la verità inconfessabile in campagna elettorale che a questo punto l'aumento dell'Iva difficilmente sarà evitabile.

Questa è la situazione, questi sono i problemi che dovrebbero togliere il sonno a tutti noi. Ma non è così. Di fronte ai miliardi bruciati dal governo con lo spread una mega tangente per appagare la sua vanità la procura di Milano (pienamente assecondata dai tg Rai) cerca di imporre come prima notizia una fattura da 31mila euro regolarmente registrata e legalmente pagata dall'azienda del presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, alla società di consulenze dell'europarlamentare di Forza Italia Lara Comi. Secondo i magistrati si tratta di un finanziamento illecito, secondo i due interessati di una normale e trasparente prestazione professionale.

Sta di fatto che più sale lo spread e più cresce il numero degli avvisi di garanzia distribuiti a vanvera su teoremi risibili a esponenti politici del centrodestra, come se una manina volesse da una parte depistare l'attenzione dell'opinione pubblica e dall'altra tentare di impedire che nelle urne delle europee nasca una alternativa a questo andazzo.

Che poi se dopo otto anni tutto finisce nel nulla e con assoluzioni piene, come è successo ieri per la maxi inchiesta su presunte tangenti e truffe in Abruzzo, chi se ne frega.

In Italia il binomio tra magistratura e politica funziona così.

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