Cronache

L'appello di Elena: "Tenete il mio ex in carcere o ci ucciderà"

Una donna e i suoi 4 figli sono perseguitati dall'ex violento: quindici denunce non sono servite a tenerlo in carcere e l'ultima volta la pistola di lui si è inceppata

L'appello di Elena: "Tenete il mio ex in carcere o ci ucciderà"

Quindici denunce, la violazione sistematica delle misure cautelari e il tentato omicidio del figlio non bastati a tenere Luigi Garofalo in carcere: il gip dispone per lui i domiciliari ma il 46enne, appena uscito dal carcere, ci mette solo 40 minuti prima di tornare a molestare la sua ex moglie e i figli.

Elena Farina, 45 anni, e i suoi quattro figli da mesi subiscono una vera e propria persecuzione che nulla sembra essere in grado di fermare. Dopo il divorzio con l'ex marito, la vita della donna è stata costellata di irruzioni in casa nel cuore della notte, botte e referti del pronto soccorso. Lui era violento, lei lo ha denunciato: ma invano. L'uomo rifiuta di accettare la fine del matrimonio a cui si è unito un risentimento per motivi economici legato alla gestione del bar e di una trattoria, oggi portati avanti dalla madre e dal figlio maggiore.

È da ottobre dell'anno scorso che la famiglia sta cercando di tutelarsi contro gli abusi e le violenze del 46enne. Ma ogni volta che lo denunciano, lui torna a minacciarli. Ogni volta che il giudice dispone per lui una misura cautelare, lui la viola. Ogni volta che finisce in carcere, appena libero li va a cercare per "fargliela pagare". Ogni volta che loro si trasferiscono, cercano di far perdere le loro tracce, lui alla fine li ritrova sempre.

La vita di Elena e dei suoi quattro figli, di cui uno appena tredicenne, è diventata una fuga continua: "Abbiamo cambiato casa non so quante volte pur di far perdere le nostre tracce, però lui ci trova sempre, e se non può venire di persona manda suoi emissari a dirci che qualcuno verrà a gambizzarci - ha raccontato la donna a Repubblica - Io così non posso vivere, non ho paura per me ma per i miei figli sì. Ora ho messo in vendita la casa e i bar. Voglio andare via, lasciare il paese, sparire".

La vicenda

L'8 marzo scorso, Luigi Garofalo si è presentato armato nel bar gestito dall'ex moglie e dal figlio maggiore, 19 anni. Il giorno prima aveva messo per l'ennesima volta le mani addosso a Elena. Questa volta, invece, punta la pistola verso il figlio maggiore. Nel locale c'era anche il figlio tredicenne. "Il ragazzino ha cercato di difendere me e il fratello, si è avventato sul padre e ha preso l’arma, ha rischiato di farsi ammazzare", si dispera la donna.

La scena è stata anche ripresa dal sistema di videosorveglianza del bar (GUARDA IL VIDEO). Se l'uomo non è riuscito a far fuoco contro la sua famiglia è stato solo perché la pistola si è inceppata. Finisce in manette, ma rimane in cella solo due giorni.

Il 10 marzo viene scarcerato con un divieto di avvicinamento emesso dal gip di Torino. Misura cautelare che il 46enne viola ripetutamente fin da subito, fino a quando il 28 marzo viene arrestato di nuovo per aver disatteso le prescrizioni del giudice. L'uomo, infatti, aveva seguito l'ex moglie e il figlio maggiore fino al commissariato.

Mercoledì scorso, il gip lo fa scarcerare un'altra volta, questa volta mettendolo agli arresti domiciliari. L'uomo è uscito dal carcere alle 20. Alle 20.40 era già al bar che l'ex moglie e il figlio gestiscono nella periferia di Torino. "Appena è tornato in libertà si è ripresentato da noi per minacciarci. Diceva che ce l’avrebbe fatta pagare, che ci avrebbe ammazzato. Parla sul serio", denuncia Elena.

L'appello

Ora Garofalo è in carcere per l'ennesima volta, arrestato mercoledì sera per evasione: invece di filare dritto a casa, ai domiciliari dopo aver lasciato le Vallette, è andato a cercare la donna e il maggiore dei suoi figli. "Ma per quanto ci resterà questa volta? - si domanda il ragazzo - io chiedo ai giudici che non lo facciano più uscire perché vogliamo vivere tranquilli".

Quindici denunce, tre arresti, divieti di avvicinamento, misure cautelari e domiciliari sistematicamente violati. "Non ne possiamo più.

Questa non è vita, proprio non capisco perché i giudici continuino a rimetterlo in libertà", si chiede giustamente Elena, che non sa più cosa fare per tenere a distanza quell'uomo che da mesi li perseguita, che ha già tentato di ucciderli e che li ha minacciati di riprovarci.

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