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Dal lavoro al welfare, così il governo ci sta truffando

Dal lavoro al welfare, così il governo ci sta truffando

Con la notte della Befana e la fine delle feste arrivano puntuali le prime «scoperte» negative per la propaganda del governo del cambiamento. Come si poteva immaginare, la costruzione del reddito di cittadinanza appare una grande confusione tra sostegno alla povertà e inserimento al lavoro. Né poteva essere diversamente, volendo con un unico strumento prendere due fenomeni sociali ed economici così diversi. Ne consegue che il governo del cambiamento fa una operazione di grande illusione, mettendo una parola diversa a ciò che già esiste e creando una grande confusione normativa. Dopo tante parole, non solo proroga il meccanismo già esistente del Reddito di inclusione, ma addirittura si appoggia sul sistema della social card creato dal governo Berlusconi. Con una grande operazione illusionista conferma tutta la struttura delle politiche attive del Jobs act, quella sconfitta dal referendum e mai attuata dopo e, anzi, sembra imprimere ancora di più una svolta centralista alle politiche di inserimento lavorativo, sfidando le buone pratiche delle regioni del Nord. Nella disperazione di dover centrare obiettivi elettorali immediati, si determina la partenza del meccanismo nel mese di aprile 2019, quando tutti sanno che, per quella data, difficilmente sarà possibile disporre degli strumenti informatici adeguati e sarà pressoché impossibile rafforzare gli organici dei centri per l'impiego regionali e Anpal nazionale, a meno di fare scempio di ogni regola di concorso pubblico e facilitare una assunzione di massa, indipendentemente dalle competenze e dal merito. E immaginiamo con quali conseguenze sui servizi per coloro che cercano lavoro, oltre che a tradire i principi della buona amministrazione e della trasparenza tanto decantati quando all'opposizione vi era il Movimento 5 stelle. Nella necessità di fare risultato, si immagina un meccanismo con tutti gli intermediari possibili, dai centri per l'impiego alle agenzie del lavoro, dai fondi interprofessionali ai centri di formazione, finanche ai caf, beneficiati da un profluvio di sussidi e di incentivi (dati anche ai navigator!) senza nessun controllo sui servizi erogati e sulle offerte di lavoro intermediate che neanche il governo di centrosinistra aveva mai immaginato, mutuando quel modello di Garanzia Giovani che tante critiche ha suscitato, soprattutto dai parlamentari del M5S... ma era la scorsa legislatura!

Si costruiscono ancora più dettagliati e complessi patti per il lavoro e la povertà tra operatore pubblico e possibile beneficiario, dimenticando che più complessa sarà questa struttura meno possibile sarà la sua attuazione, e totalmente disinteressandosi delle buone pratiche delle Regioni e dei Comuni in materia, negando così ancora una volta la sussidiarietà territoriale e l'autonomia delle Regioni.

Si immagina un astruso modello di offerta congrua e di condizionalità, il cui meccanismo sanzionatorio rimane assai oscuro, tranne un complesso sistema punitivo di carattere penale per i possibili furbetti che però non si sa come potrà essere attuato e chi si assumerà le relative responsabilità. Insomma, un complesso e confuso corpo normativo ed amministrativo che conferma come questo governo prenda il buono che già oggi esiste disintegrandolo e innovi con astruse costruzioni dalla dubbia utilità creando confusione, incertezza e timore. Il Parlamento dovrà attentamente esaminare questo provvedimento con tutto il tempo che sarà necessario - così come ha auspicato il presidente della Repubblica -, riconducendo gli strumenti per la lotta alla povertà alla loro naturale collocazione, rafforzando le politiche attive del lavoro nel positivo rapporto con le Regioni, favorendo la rapida ricollocazione dei lavoratori nel mercato del lavoro con formazione e adeguati incentivi, promuovendo un piano delle competenze contro la disoccupazione giovanile, incentivando una politica dell'invecchiamento attivo. In definitiva, aumentando la quota della popolazione italiana del lavoro.

Lo scempio economico e sociale che si annuncia con questo provvedimento dovrà essere evitato in ogni maniera.

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