Cronache

Lecco, giudice licenzia la nonna-padrona: "Maltratta i dipendenti"

Il tribunale di Milano ha stabilito che a guidare l'impresa sia il figlio Marco, già direttore generale della Gilardoni Raggi X di Mandello

Lecco, giudice licenzia la nonna-padrona: "Maltratta i dipendenti"

Maria Cristina Gilardoni, 83 anni, Cavaliere del lavoro, non sarà più a capo della Gilardoni Raggi X di Mandello. Da oggi, la nonna-padrona dovrà lasciare l'azienza a causa del suo comportamento nei confronti dei dipendenti.

Come riporta il Corriere della Sera, già da mercoledì mattina la Gilardoni dovrà cedere il comando della storica azienda di Lecco che produce macchinari a raggi X per aeroporti e ospedali. Il tribunale di Milano ha stabilito che le subentri, con "immediata efficacia" il figlio Marco, già direttore generale. Non solo: il provvedimento firmato da Elena Riva Crugnola, presidente della sezione civile specializzata in materia di impresa, fa anche riferimento a un avviso di garanzia notificato dalla procura di Lecco per il "reato di maltrattementi", contestato a Maria Cristina Gilardoni e al suo uomo di fiducia Roberto Redaelli proprio per le "reiterate vessazioni ed aggressioni fisiche e psichiche" ai danni di numerosi dipendenti.

Il procedimento civile per "distruzione di valore d’impresa" era stato avviato da Andrea Ascani Orsini, nipote della signora Gilardoni e socio di minoranza dell’azienda di famiglia con il 45 per cento del pacchetto azionario,dopo aver cercato di correggere i comportamenti della manager-padrona, ritenuti negativi per l'azienda, che gode di una posizione di prestigio a livello mondiale nel segmento delle apparecchiature a raggi X, sia sul versante della diagnostica medica sia su quello in forte espansione degli impianti di sicurezza.

I lavoratori raccontano di vessazioni al di là del tollerabile. Sono decine le denunce raccolte dalla squadra mobile della polizia di Lecco. La titolare e il suo braccio destro Redaelli "maltrattavano i dipendenti minacciandoli, insultandoli e denigrandoli", scrive il magistrato, e anche "attivando nei confronti di alcuni di loro procedimenti disciplinari con irrogazione di gravi sanzioni e conseguente licenziamento, in alcuni casi inducendo il lavoratore stesso a dare le dimissioni". Risultato: dai 209 dipendenti del 2013 si è passati ai 162 di fine 2015.

Oltre a creare evidente disagio ai singoli, la costante emorragia di personale ha creato non pochi problemi anche all’attività aziendale stessa, con molte posizioni operative rimaste scoperte per le continua defezioni e tamponate con spostamenti da un ruolo all’altro che hanno destato parecchie perplessità.

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