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L'esecutivo dei leoni da tastiera

L'esecutivo dei leoni da tastiera

T re sedie vuote, quattro microfoni storti come steli appassiti, la scritta «Consiglio dei Ministri» mestamente appoggiata a un tavolo sgombro. Parla più di tanti discorsi torrenziali la fotografia dell'Ansa che immortala una non-notizia, la mancata conferenza stampa di Conte & company dopo la riunione del Cdm che ha partorito un Def da Paese povero: niente tagli, tasse che sfuggono di mano, crescita (si fa per dire) da eterna depressione economica.

Tutti dissolti i grandi comunicatori di Palazzo Chigi e ministeri limitrofi, bravissimi ad affabulare gli italiani in ogni sede extra istituzionale, ma tremebondi ad affrontare le telecamere in diretta quando hanno sotto mano merce scadente da spacciare. Soprattutto a 40 giorni da elezioni europee che come minimo innescheranno un rimpasto di governo, per non parlare di scenari politici ben più radicali.

L'anomalia del governo Conte l'ha fotografata in audizione in Parlamento il presidente Rai Marcello Foa, giornalista prestato alla tv di Stato, incalzato dalle opposizioni sulle solite questioni di spazi eccessivi concessi ai governanti di turno. È un esecutivo senza precedenti - ha rimarcato Foa -, con un premier esterno della società civile affiancato da due vice che, oltre a rappresentare le forze di governo (Lega e M5s), assommano deleghe impressionanti (ordine pubblico, forze dell'ordine, prefetture immigrazione, autonomie locali, lavoro, sviluppo, sussidi). Troppe materie di rilievo e visioni quasi inconciliabili per trovare una quadra quotidiana, come si è visto.

Per la verità una sintesi per tirare avanti è stata trovata, ma non nella vita reale, soltanto nel mondo virtuale: quello dei social e dei selfie di popolo. In quel campo, Conte, Salvini e Di Maio si muovono con successo e disinvoltura, potendo recitare indisturbati la parte in commedia che per mesi ha fruttato consensi. Il premier è l'azzimato gentleman che sa mettere a proprio agio anche i cittadini più umili; Matteo fa il mattatore, un anomalo terrone del Nord sempre gioviale ed espansivo; il leader M5s interpreta il grillino filo-sistema senza barba e zainetto da centri sociali. Una trama collaudata per accumulare like e foto ricordo con i passanti. Ma l'Italia non si governa e rilancia nell'etereo mondo dei server e dei device.

Il premier e il suo vice sembrano quegli utenti di Facebook che affascinano gli amici virtuali con la battuta giusta al momento giusto, con la foto che colpisce, con la citazione di filosofi semisconosciuti che può adattarsi all'emergenza rifiuti come al rincaro della benzina. Quegli stessi brillantoni da tastiera che, una volta conosciuti di persona senza lo schermo protettivo di un social network, sembrano il grigio doppione di se stessi.

Tornando alla nostra troika di governo, può valere questa similitudine. Quando si scende sul pianeta Terra, diventa un problema annunciare ai telegiornali delle 20 che non c'è pronta una sola misura concreta. Saltano subito in mente le mitiche tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano. Twittano, postano, ma si tengono alla larga dai riflettori istituzionali.

Con il terrore che il vento in poppa si trasformi in una gelida brezza che ghiaccia le vele prima delle Europee.

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