Cronache

L'ex pugile La Rocca: "Il razzismo? In Italia non esiste"

Le parole dell'ex pugile Nino La Rocca: "Il problema del razzismo non esiste in Italia, non c 'è razzismo se lavori e fai le cose per bene"

L'ex pugile La Rocca: "Il razzismo? In Italia non esiste"

"Il problema del razzismo non esiste in Italia". A dirlo è Nino La Rocca, l'ex pugile - di origine per metà africana e metà siciliana - che venne chiamato in diretta televisiva dal presidente Pertini il quale gli conferì poi la cittadinanza italiana. "Non c'è razzismo se lavori e fai le cose per bene", afferma. "Certo - spiega - l'italiano oggi si sente accerchiato dai migranti - ma io continuo a trovarmi bene". Però i migranti devono sapere "che ora qui per loro non c'è nulla: meglio restino in Africa, è lì che vanno aiutati".

Oggi il ministro Salvini ha rilanciato, via social, le parole del pugile di colore Patrizio Kalambay, campione italiano dei pesi medi negli anni '80, gli stessi anni in cui l'Alì italiano - questo il soprannome del boxeur La Rocca - calcava i ring di mezzo mondo, che in una intervista fa suo lo slogan del vicepremier leghista, 'prima gli italiani'. "Patrizio lo conosco bene - dice del peso medio di origine congolese - è un bravo ragazzo e gli hanno dato la cittadinanza italiana. Lui è stato molto aiutato da questo Paese e deve tanto all'Italia".

"Io ho lottato per la cittadinanza, me l'ha data Pertini al Quirinale", ricorda, imitando la voce del presidente partigiano: 'Nino, venga a prendere la cittadinanza da me al Quirinalè, mi disse, mentre ero in tv con Gianni Minà". "Lui è stato un grande presidente - sottolinea La Rocca -. Ora invece i politici sono tutti uguali, alle ultime elezioni non ho votato, anche perché non c'ero, sono andato in Mali perché mi hanno occupato una casa e dovevo risolvere il problema".

Per l'Africa e per il dramma dei migranti La Rocca chiede interventi "a casa loro": "Non conviene rischiare la vita, meglio restare lì, meglio investire in Africa. È gente che viene per morire, con barche sgangherate, fanno un grande errore che non condivido, bisogna inviare soccorsi lì".

"Io - ricorda - quando vado in Africa porto tante cose alle persone che hanno bisogno, ma lì, prima di tutto, gli devi insegnare a vivere, senza bisogno che vengano qui".

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