Sgarbi quotidiani

La lezione di Cremona

La lezione di Cremona

Mentre un gruppo di sventate donne del Pd, a Riccione, si balocca chiedendo di togliere il nome a Villa Mussolini, con una damnatio memoriae che oggi appare ridicola, l'amministrazione comunale di Cremona, città governata dal Pd, si appresta a inaugurare una mostra su «Il regime dell'arte», impeccabile ricostruzione del Premio Cremona, che si svolse tra il 1939 e il 1941, con un orientamento decisamente fascista nella scelta dei soggetti. Occorreva coraggio e una visione rispettosamente storicistica per recuperare le tele divise fra Cremona e Hannover, e ricostruire lo spirito e l'aria dei tempi. Quelli in cui i miei genitori furono Balilla e Giovane italiana. Perché vergognarsi di ciò che è stato? Perché nascondere i gruppi familiari in ascolto dei discorsi del Duce alla radio? Per la prima volta, una mostra sull'arte del fascismo non protesta pentimento e vergogna, ma ci mette davanti a quello che è stato. Nella bella Romagna Mussolini è ancora presente, se a Forlì, per imbarazzo, trasformarono il titolo di una bella mostra da «Dux: gli anni del consenso» in «Novecento». A Cremona, olimpici. Sarà la vicinanza del fiume, come si vede in Colonie fluviali di Giuseppe Moroni: «... un mondo felice, trasognato, innocente. Il pittore pettina armoniosamente, con gruppi ordinati di giovani educati e mansueti, senza distinzioni sociali, una bionda spiaggia su un'ansa del Po, in prossimità di Cremona.

Ed è beatitudine terrena, in lidi domestici».

Commenti