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La libera stampa? Chi la minaccia non è (solo) Grillo

La libera stampa? Chi la minaccia non è (solo) Grillo

L'Italia risale qualche posizione nel rapporto mondiale sulla libertà di stampa (dal 77° al 52° posto) stilato da «Reporter senza frontiere», che segnala però criticità per via dell'atteggiamento dei Cinquestelle nei confronti dell'informazione. Non ho mai avuto troppa fiducia in questa speciale classifica, né oggi mi sento minacciato da Beppe Grillo nonostante mi onori di ospite quasi fisso nella sua personale lista di giornalisti da mettere all'indice. Anche perché per passare dalle parole ai fatti è necessario sedere nella stanza dei bottoni, cosa che oggi, per fortuna, non è.

Semmai come ho già avuto modo di dire a limitare la libertà siamo noi giornalisti, soprattutto i colleghi che fanno tv che accettano, immagino liberamente, di trattare i grillini a condizioni vergognose (niente contraddittorio, domande spesso concordate, ospiti in studio al massimo se scelti da loro in quanto simpatizzanti). Personalmente ho scritto di tutto su Beppe Grillo, compreso ricordare il suo passato di evasore fiscale, e non ho mai ricevuto una querela. A differenza di quanto accade con i magistrati, con i quali siamo in perenne contenzioso legale. Può sembrare strano, ma a minacciare la libera stampa è proprio quella categoria i magistrati , che dovrebbe essere in prima linea a difenderla: usa la querela come mezzo per intimidire e arricchirsi (tanto decidono condanne e denari tra di loro), imitata in questo da qualche politico (Gianfranco Fini è un vero esperto della pratica) e pure da grandi firme. Marco Travaglio, per esempio, è uno che fa più querele di quante (tante) ne riceva. A lui piace così, cioè stare sul ring della polemica e della provocazione con avversari bendati e con le mani legate.

Io sono stato arrestato da un giudice su querela di un giudice, non da Di Maio, professorino di giornalismo che al massimo consegna all'Ordine dei giornalisti liste di colleghi (ci sono anch'io) non si capisce bene con che intento se non quello di far parlare di sé. È vero che Berlusconi fece l'inutile editto bulgaro e che Renzi ha epurato (davvero, differenza non da poco) i non allineati della Rai. Risultato? Santoro è diventato un ricco e intoccabile signore, Nicola Porro e Bianca Berlinguer hanno trovato altrove più voce, visibilità e libertà di prima. Non scherziamo: non siamo in Turchia e neppure in Corea del Nord. E, nonostante il degrado della mia categoria, non sarà certo Grillo a zittirci. Non ora, non tutti. Noi mai, questo è certo.

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