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Il limite tra democrazia e viltà

Il limite tra democrazia e viltà

Con l'uccisione del sacerdote che stava celebrando messa in una chiesina dell'alta Normandia il terrorismo islamico ha compiuto un altro passo nella sua escalation. Ora possiamo solo aspettarci il peggio e dobbiamo decidere che fare. Il guaio è che i servizi di sicurezza non funzionano, non sono coordinati, e non sono in grado né di monitorare, né di sapere quando e come avverrà il prossimo attentato.

Ha fatto bene il direttore di questo Giornale a condannare l'attentato con parole chiare e durissime. L'Occidente, a cominciare dal Papa, ha evitato di chiamare il terrorismo islamico col suo nome e, così facendo, di attrezzare i servizi di sicurezza a farvi fronte. Le democrazie liberali sotto attacco hanno consentito, perché questa è la loro natura, al jihadismo di annidarsi e proliferare anche all'interno dei propri territori, e ora non sanno che fare. Per questo è tempo di attrezzarci, senza se e senza ma...

Gli islamisti vogliono terrorizzare le nostre popolazioni e indurre le democrazie liberali a comportarsi come loro per avere un alibi alle proprie azioni criminali. Ma la democrazia non se lo può permettere, proprio per la sua stessa natura. Abbiamo trattato l'immigrazione con le nostre leggi, che sono tolleranti, e il terrorismo ne approfitta. Dovremo, probabilmente, convivere col suo spettro ancora a lungo. Gli appelli all'unità servono a poco e sono pura retorica; occorre attrezzarsi militarmente e usare tutti i mezzi leciti in modo appropriato. Senza concessioni di sorta.

Tener fede ai principi della nostra democrazia è una cosa, rassegnarsi per quieto vivere, o per viltà, al terrorismo è un'altra. Chi viene da noi deve sapere quali sono le regole che disciplinano la convivenza in una democrazia liberale, e ci si deve attenere, pena sanzioni ed espulsione. Parallelamente, occorre poter prevedere dove e come avverrà il prossimo attentato e prevenirlo, ripristinando servizi di intelligence e di sicurezza efficaci. Non si tratta di rinunciare alle nostre libertà, bensì di disporre di mezzi di difesa adeguati. Ben sapendo che fra i limiti della democrazia c'è lo spirito di tolleranza e ci sono garanzie anche per i suoi nemici. Abbiamo sconfitto il nazismo; possiamo farcela anche in questa circostanza. Un fatto è certo: così non si può andare avanti. Il radicalismo islamico ci ha dichiarato guerra e guerra sia anche da parte nostra, con tutte le prudenze e i limiti che impongono le nostre regole di convivenza democratica. Sotto questo profilo, una chiara e netta condanna del terrorismo islamico da parte delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche e cristiane sarebbe più che opportuna.

piero.

ostellino@ilgiornale.it

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