Cronache

L'indipendenza in una tazza di tè

L'indipendenza in una tazza di tè

È il giorno del suo compleanno. La palla arriva da sinistra, alta, come una mezzaluna e lei spunta dall'ombra e colpisce di testa. Rete, due a uno e finirà così. È il trentesimo del primo tempo. Gli Stati Uniti battono l'Inghilterra e vanno in finale. Si giocheranno il mondiale di soccer femminile. Alex Morgan non crede alla sfiga e porta con orgoglio il numero 13. Ha gli occhi grigi che quando si specchiano nel sole si mutano in un azzurro da mare in tempesta. Lione è ancora un po' casa sua. Ha giocato nell'Olympique, per poi tornare nell'orgogliosa Orlando. È il suo gol numero 107 e, sì, ormai ha davvero trenta anni e sta pensando a un modo strafottente per festeggiare. Allora ferma la corsa, avvicina i piedi impettita, stringe l'indice e il pollice e alza il mignolo e sorseggia un'invisibile royal tea. Il giorno dopo i sudditi della regina Elisabetta considereranno questo gesto un insulto alla maestà britannica. Alexandra Patricia Morgan sposata Carrasco, che in California chiamano ancora Baby Horse, voleva solo punzecchiare un po' le sue avversarie e forse non sa che quel gesto viene da molto lontano. È il segno della rivolta. È il primo atto degli Stati Uniti contro l'Inghilterra. È il Boston Tea Party.

Bisogna andare indietro di una manciata di secoli. Alexandra, che preferisce farsi chiamare Alex, queste cose le ha studiate a scuola. È il 1773 e i coloni americani sono stanchi di tasse su zucchero, caffè e vino che servono solo ad arricchire i commerci della Compagnia delle Indie orientali. Non vogliono subire senza poter contare in Parlamento. John Hancock dirà in una frase quello che ancora adesso è un sacro principio di democrazia e libertà: «No taxation without representation». Il Tea Act, una tassa del tre per cento, cambierà per sempre la storia. È una notte di dicembre. I Sons of Liberty si vestono da indiani Mohawk e armati di asce e mazze si dirigono verso Griffin's Wharf, dove sono ancorate tre navi commerciali. Salgono, prendono le ceste di tè e le buttano in acqua. Gli inglesi sostengono che a guidare la rivolta ci fossero una masnada di contrabbandieri. Uno di questi era Samuel Adams, uno dei padri della filosofia politica americana. Ora il suo nome e la sua faccia sono legate a un'antica marca di birra, la Samuel Adams Boston Lager. I bostoniani non vanno pazzi per il tè.

Alex Morgan non sta pensando a tutto questo. Cerca solo un gesto facile da fotografare, una felicità da spacciare in fretta sui social, ma con quella tazza di tè bevuta sul prato verde di Lione sta ricordando alla vecchia madrepatria la rivolta delle tredici colonie.

Tredici come il suo numero di maglia.

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