Cronache

Lingua lunga, pelle dura Sgarbi operato al cuore. E ora non fare la "capra": torna presto ad arrabbiarti

Lingua lunga, pelle dura Sgarbi operato al cuore. E ora non fare la "capra": torna presto ad arrabbiarti

Ieri mattina, quando ho saputo cos'era successo a Vittorio Sgarbi, gli ho mandato un Sms: «Sono felicissimo tu stia bene, anche se ti avrei fatto un coccodrillo sontuoso...». Qualche ora dopo mi ha risposto con una parolaccia. Ho capito che il peggio era passato. Abituato a passare attraverso tutto il peggio che la vita quotidiana può riservare a chi non ha proprio nulla di abitudinario - corse da una parte all'altra dell'Italia, migliaia di chilometri macinati in macchina, fusi orari, pasti irregolari, appuntamenti a catena, ore di sonno al limite, maratone oratorie, sfuriate epiche, notti corsare, corse folli e abbuffate di cibo, letture, mostre, sesso e televisione - Vittorio Sgarbi ha passato un'esistenza tutta d'un fiato. È naturale che ieri ne sia rimasto senza, per un attimo.

Affetto da dromomania ossessivo-compulsiva che lo porta a scappare da un luogo all'altro nel minor tempo possibile e senza alcuna meta prestabilita se non un posto abbastanza lontano da quello in cui si trova, il Professore ha imparato da se stesso - e insegnato a chi lo circonda - a non rimanere mai fermo. «Se dovessi farlo per più di un'ora incomincerei a pensare alla morte, e la cosa mi ucciderebbe», mi ha confessato una volta. Ieri, per una manciata di minuti, è stata la morte a pensare a lui. Cuore matto e lingua lunga, non ha smesso di agitarsi neppure di fronte a lei. Coraggioso, sfrontato e insopportabile. Come sempre. A dodici ore di distanza dal ricovero aveva già, nell'ordine: parlato a un quotidiano, postato un insulto (amichevole) su Facebook, diffuso un comunicato stampa attraverso il fedele e infaticabile Nino Ippolito, radunato la sua corte al Policlinico di Modena, rilasciato un'intervista via smartphone al Tg1, fatto girare il video su WhatsApp.

Intubato e in camice a pois. Non avremmo voluto essere nel camice dei medici. A mezz'ora dalla morte e una vita in perenne ritardo, Sgarbi non riesce a stare zitto nemmeno in terapia intensiva. Meglio così per lui, peggio per noi. Speriamo soltanto si rimetta in fretta.

Domani, tra tutte le altre cose da fare, ci deve mandare un pezzo.Luigi Mascheroni

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