Cronache

L'Italia in crisi? Perché non sa chi era Mr Giannini

Pubblichiamo il discorso che il giornalista e scrittore Davide Giacalone ha tenuto di recente presso la Fondazione Luigi Einaudi

Amedeo Peter Giannini come il padrino di Marlon Brando
Amedeo Peter Giannini come il padrino di Marlon Brando

Adesso vi mostro due foto di due personaggi. Qualcuno riconosce questo signore? No? Non preoccupatevi, non lo conosce nessuno. Quello successivo lo riconoscete di certo, è il famoso don Vito Corleone, frutto della fantasia di Mario Puzo e poi naturalmente del film Il Padrino di Francis Ford Coppola. Lo conoscono in tutto il mondo, se dici mafia-Vito Corleone tutti sanno di che si tratta. Il primo, che nessuno conosce, si chiama invece Amadeo Peter Giannini e non è un personaggio della fantasia, è un signore veramente esistito, è un italiano che come don Vito Corleone emigrò negli Stati Uniti. Solo che, piccolo dettaglio, don Vito Corleone è un delinquente assassino, ladro e spacciatore mentre Amadeo Peter Giannini era una persona perbene, andato negli Stati Uniti con la famiglia in cerca di fortuna partendo piccolissimo dalla Liguria con meta San Francisco. Il padre aveva una attività di ortofrutta: coltivava l'orto e rivendeva i prodotti su un carretto.

Quando Amadeo aveva sette anni vide uccidere il padre con un colpo di pistola perché c'era un signore che gli doveva un dollaro che non voleva restituirgli. Nacque una discussione e finì in tragedia. La madre, che aveva due figli, si risposò con un altro bravo cristiano, italiano emigrante pure lui che si prese sulle spalle la famiglia e l'attività di ortofrutta. Amadeo studiò economia e quando si laureò andò a lavorare in banca. Dopo sei mesi si licenziò e disse: io non posso stare in questa banca perché voi non sapete fare la banca, voi prestate soldi ai ricchi convinti che i ricchi vi restituiscano più facilmente i soldi quando invece in un Paese in cui si muore per un dollaro i soldi vanno prestati ai poveri perché solo i poveri si faranno ammazzare pur di restituirli. E fondò una banca, Amadeo Peter Giannini, cosa che dovrebbe fare venire i brividi agli italiani se solo lo sapessero, nelle vicinanze di San Francisco andare in centro gli sarebbe costato troppo e la chiamò Bank of Italy.

Amadeo Peter Giannini avviò la sua piccola attività ma nel frattempo arrivò il terremoto di San Francisco. All'epoca le banche avevano un modello di affari tipo quello che avete visto nei film western quando il messicano con la dinamite fa saltare la cassaforte con dentro i lingotti, allora l'unico patrimonio della banca. Quando arriva il terremoto le banche hanno un solo problema: recuperare i lingotti dal macello. Amadeo aveva tre lingotti, riuscì a scovarli tra le macerie e se li portò via sul carretto dell'ortofrutta nascosti sotto le zucchine. Andò al porto di San Francisco e mise su un banchetto su cui affisse un cartello con scritto: «Si prestano soldi come prima e più di prima».

Immediatamente davanti al banchetto si creò la fila, tutta gente che lui conosceva perché erano gli amici suoi e dei genitori, cioè emigranti italiani e irlandesi. Nel 1929 iniziò la grande crisi, le banche smisero di prestare soldi ma non la sua: «Questa sostenne è una occasione straordinaria per prestare soldi». Un ingegnere italiano che era rimasto disoccupato andò da lui e gli disse: guarda, io non potrò più fare l'ingegnere, vorrei fare cinema in un modo diverso. Si chiamava Frank Capra e gli portò un attore piccolo di statura e con i baffetti che era appena appena famoso nei locali della zona. Gli disse: vogliamo fare un film sulla grande depressione con un bambino povero che chiede l'elemosina, ma non sarà una cosa triste perché farà ridere e avrà un lieto fine. Giannini finanziò l'impresa: l'attore sconosciuto si chiamava Charlie Chaplin, il titolo scelto per il film Il Monello. Fu un trionfo. Subito dopo bussò con successo alla sua porta anche tale Walt Disney, un produttore che voleva buttarsi nell'avventura dei cartoni animati. E così nacque Topolino.

Ma il suo capolavoro Giannini lo fece quando arrivarono da lui due ingegneri con un progetto folle: costruire un ponte per unire le due estremità della baia di San Francisco senza usare neppure un mattone. Avevano bussato a tante porte ma nessuno si era reso disponibile a finanziare l'impresa. Amadeo gli prestò i soldi, non volle interessi ma pose la condizione che a lavorare dovevano essere gli uomini di San Francisco, cioè quelli a cui lui aveva già prestato soldi al motto di «come prima più di prima». Giannini, creando lavoro in loco si garantì così la restituzione dei capitali e nacque il Golden Gate che ancora oggi è il simbolo di San Francisco.

Questo signore a quel punto si pose il problema che la banca, un po' cresciutella, non poteva continuare a chiamarsi Bank of Italy. E così gli cambiò nome. In quel momento Amadeo Peter Giannini, emigrante italiano, fondava quella che sarebbe presto diventata la più grande banca del mondo, la Bank of America.

A San Francisco, nel financial district c'è una piazza intitolata ad Amadeo Peter Giannini, c'è un monumento in memoria di Amadeo Peter Giannini. Nel nostro Paese ci fosse un vicolo intitolato ad Amadeo Peter Giannini. Niente di niente. Sappiamo tutti chi è don Vito Corleone e ne siamo anche in qualche modo orgogliosi, pure se non capisco come si possa essere orgogliosi di un delinquente, ma nessuno di noi sa chi è Amadeo Peter Giannini. Quando vi chiedete come fa l'Italia a essere un Paese che ha un motore produttivo così importante da essere la seconda potenza industriale d'Europa, che fa numeri da capogiro ma che al tempo stesso ha il più alto debito pubblico del mondo e una classe dirigente che effettivamente fa abbastanza schifo, la risposta è: questo è un Paese che ama parlare di don Vito Corleone e si dimentica di Amadeo Peter Giannini.

Un Paese così che detesta e ignora il meglio di se stesso non può che mettere in scena il peggio di se stesso praticamente in ogni circostanza.

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