Cronache

L'Italia diventa un campo profughi

Dopo Svezia e Danimarca anche altri Paesi vogliono chiudere le frontiere. Oggi vertice Ue Adesso rischiamo di trasformarci in un imbuto. E il governo non dice una parola

L'Italia diventa un campo profughi

Addio Schengen. L'Europa è un labirinto di muri che sta per trasformare l'Italia in un immenso campo profughi. A questo punto bisogna guardarsi in faccia e riconoscere che su migranti e affini la regola è solo una: ognuno pensa per sé. Tranne l'Italia.

Il governo Renzi e in particolare il ministro Alfano preferiscono smentire i giornali invece di affrontare il problema. Il flusso che arriva da Sud e da Est è un fenomeno ormai strutturale e di fatto sta mandando in frantumi l'impalcatura dell'Ue. I segnali c'erano tutti, ma si è preferito essere ipocriti e parolai piuttosto che previdenti. E forse ormai è troppo tardi per trovare una soluzione meno egoistica e improvvisata del «si salvi chi può». L'ultima spallata arriva dai solidali paesi del Nord, Svezia e Danimarca, che hanno reintrodotto i controlli nei confronti di tutti quelli che superano le loro frontiere. È una mossa che spiazza e mette in difficoltà la Germania, che dopo l'orgoglioso «venite a lavorare per noi» (soprattutto se tecnici e ingegneri) adesso comincia a pensare che il costo di Schengen sia troppo alto.

L'Ungheria, la Polonia e perfino l'Austria non si erano mai fatte illusioni. La Francia sanguinante in nome della lotta al terrorismo non può che chiudere le frontiere e tutta l'Europa assomiglia comunque a un fortino. Bruxelles prova a frenare e oggi convoca i ministri di Svezia, Danimarca e Germania per trovare un punto d'accordo e salvare Schengen, ma sembra un gesto disperato. Altro che quote e ripartizioni, qui bisogna solo capire chi sarà a pagare i costi più alti di questa situazione drammatica. Il rischio, se non la certezza, è che a staccare il biglietto sfortunato siano Italia e Grecia. È la legge del Mediterraneo, di quel mare aperto dove adesso non c'è più via d'uscita. Il governo Renzi in tutto questo non ha una politica estera. Quando Parigi ha chiesto aiuto sul terrorismo Roma si è defilata, sorridendo.

Nel gabinetto di Juncker non c'è più un solo funzionario italiano. Non è solo un risiko tra burocrati, è un segnale di quanto contiamo ai vertici dell'Ue. Adesso a Palazzo Chigi si discute su come fronteggiare l'ennesima emergenza e chiudere i buchi, con l'idea di ripristinare i controlli al confine con la Slovenia, dove passano 300 migranti alla settimana. Non basterà. La sensazione è che ancora una volta la scelta del governo renziano sarà mettere la testa sotto la sabbia: negare l'evidenza, sotterrare il problema. Come dimostra Alfano, che si affretta a smentire il tam tam dei media: «Schengen? Noi non abbiamo interesse a sospenderlo». Infatti lo hanno già fatto quelli che contano sul serio.

Ci pensa la Merkel: Matteo e Angelino in questo gioco possono fare solo gli struzzi.

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