Cronache

L'Italia è nel mirino della Jihad Dieci foreign fighters rimpatriati

Dei 53 foreign fighters espatriati ne sarebbero tornati 10. Sale il livello d'allerta. S'indaga su contatti con cellule straniere e viaggi sospetti in Medioriente

L'Italia è nel mirino della Jihad Dieci foreign fighters rimpatriati

Il pericolo dei foreign fighters si fa sempre più concreto. Perché ora i jihadisti italiani salpati per il Medio Oriente per combattere la guerra santa iniziano a tornare in patria. E lo scopo, inutile nasconderlo, è molto spesso quello di organizzare attentati nel nostro Paese.

A dirlo è il Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Come riporta anche l'edizione cartacea de La Stampa di oggi, sarebbero almeno dieci i fondamentalisti rientrati in Italia con lo scopo di pianificare azioni terroristiche. Dieci combattenti sui cinquantatré jihadisti partiti dal nostro Paese di cui aveva parlato anche il ministro Angelino Alfano nell'audizione alla Camera sul rischio terrorismo all'indomani delle stragi di Parigi.

Inoltre, spiega sempre il quotidiano torinese, ci sono i venti indagati dalla procura di Roma per sospetta azione sovversiva finalizzata al terrorismo. Secondo gli inquirenti sarebbero pronti ad acquistare kalashnikov e bombe, principalmente da combattenti siriani e ceceni. Per la fornitura di passaporti falsi, invece, le ricerche si concentrano sopratutto sui contatti con musulmani bosniaci.

La procura capitolina indaga infatti su eventuali viaggi sospetti verso Siria, Pakistan, Iraq e Afghanistan, dove gli indagati potrebbero essersi recati per ricevere addestramento militare. Tuttavia per nessuno dei venti è ancora scattata la misura di custodia cautelare in carcere. Per questo, si specifica, serviranno ancora mesi di indagini.

Particolare attenzione viene poi prestata al proselitismo fondamentalista portato avanti tramite il web, con il supporto di "audio, video, documenti propagandistici e sermoni incitanti al terrorismo in azioni suicide". Proprio oggi il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro ha richiesto cinquecento uomini in più per la protezione della capitale: "È stata fatta un'attività preventiva di vigilanza e siamo fiduciosi perchè non ci sono segnali specifici, ma è un momento straordinario".

Pochi giorni fa il Giornale aveva raccontato la storia di Maria Giulia Sergio, conosciuta con il nome islamico di Fatima Az Zahra. Scomparsa dallo scorso anno, si sospetta che possa essere in Siria dove si sarebbe unita ai combattenti. Un'altra storia che si perde nelle nebbie della guerra civile siriana, ma che rischia di finire in ambienti pericolosamente contigui al terrorismo.

Oggi fonti dell'antiterrorismo hanno svelato come l'Italia sia spesso vista come un "hub" del terrorismo internazionale. Una base da cui partire per organizzare e compiere attentati terroristici in altri Paesi occidentali. Questo, purtroppo, non esclude il rischio di stragi anche nel nostro Paese.

Rischio che oggi si fa più concreto.

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