Cronache

L'Italiana di colore che si allena in Texas: "E quando sento l'inno mi commuovo"

Ora farà di tutto per non saltare gli Europei di lancio del disco il 9 agosto

L'Italiana di colore che si allena in Texas: "E quando sento l'inno mi commuovo"

I brutti uomini hanno scelto la persona sbagliata. Daisy occhi grandi e pelle scura. Daisy che da domenica notte non li riesce ad aprire come vorrebbe. Daisy che solo domani saprà se i brutti uomini che popolano il nostro mondo, la nostra Italia, le nostre strade saranno riusciti a privarla del sogno. Di rappresentare il Paese ai campionati Europei di atletica al via fra pochi giorni a Berlino.

Daisy Osakue torinese di origini nigeriane che «non ho mai visto la Nigeria» ripete spesso, ha dovuto attendere i 18 anni per diventare italiana e «quanto sono stata male quando per i Mondiali under 18 avevo il minimo in tre specialità ma sono rimasta a casa perché... non ero italiana». Daisy ora è una ventiduenne con testa fine e pensieri alti e il fisico forte e aggraziato delle discobole. Gira, gira, gira in pedana e lancia lontano, Daisy. Record italiano under 23 infranto da tempo, migliorato più volte, fino al recente 59,72 metri, dopo che per quasi quarant'anni nessuna atleta era riuscita a intaccarlo. Gira, gira, gira e lancia lontano anche con le parole, Daisy. Per questo i brutti uomini hanno scelto la persona sbagliata.

Parole come quelle di ieri uscendo dall'ospedale. «Movente razzista? Mi era già capitato di essere vittima di episodi discriminatori però solo verbali. Non lo escludo, ma è una zona frequentata da prostitute, forse mi hanno scambiato per una di quelle povere ragazze...», ha detto. «Però io non voglio usare né la carta del sessismo né quella del razzismo. Voglio che le persone siano libere di camminare per strada tranquille...». Come da ragazzina, fuori scuola, fermata da un poliziotto «perché mamma si era attardata a parlare con la prof e mi aveva chiesto il permesso di soggiorno. Neppure sapevo cosa fosse...». Parole come quando ricorda gli anni della scuola, «prima isolata, taciturna, unica di colore», poi eletta dai compagni rappresentante di istituto «e mi sentivo una piccola Michelle Obama».

Parole sagge quelle di Daisy. Come un anno fa sullo ius soli: «I nostri politici dovrebbero dimostrare un po' più di maturità. A causa loro, che litigano senza riuscire a mettersi d'accordo, stiamo facendo brutta figura in Europa». O come quando, alla vigilia di una gara, aveva aggiunto: «Nello sport si è un po' più umani. Qui nell'atletica siamo di diversi etnie, ma lottiamo tutti per onorare la maglia azzurra. C'è più maturità da noi, la Federazione dell'atletica è più avanti rispetto al Paese.

Vero. «L'Italia è di chi sa amarla» è il motto dei ragazzi dell'atletica. Quando un mese fa la staffetta femminile tutta di colore ha vinto la medaglia d'oro ai Giochi del Mediterraneo nella 4x400, infastidito dalle molte strumentalizzazioni politiche, Filippo Tortu, recordman italiano dei 100 metri, il ragazzo che dopo quarant'anni ha infranto il record di Pietro Mennea ma soprattutto, visto che si parla di colore e derive razziste, il terzo bianco al mondo sotto i 10 secondi netti, aveva detto la cosa più bella e saggia di tutte: «Le mie compagne della staffetta sono di colore? Non me ne ero accorto».

Daisy occhi grandi non vive più in Italia. Ci sono i cervelli in fuga e ci sono gli atleti bravi che i college americani corteggiano pur di avere con loro. L'America razzista, il Texas di Donald Trump, dei muri, dei container, quel Texas l'ha accolta a braccia aperte. Borsa di studio, corso di laurea in Scienze politiche e governative, tutto pur di averla con sé. In cambio di lanci e record e vittorie. E proprio gareggiando per il suo college, l'Angelo State University, l'azzurra del disco ha infranto primati che parevano intoccabili. E ora che un fottuto uovo scagliato da un'auto di codardi in corsa l'ha centrata in viso, in pieno occhio, ascoltarla riempie ancor più di rispetto. «Vedrete» dice, «ce la farò a scendere in pedana il 9 agosto». E vedrete, ce la farà.

Perché gira, gira, gira in pedana e lancia il disco lontano Daisy e ripete sempre «io mi commuovo quando sento l'Inno d'Italia».

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