Cronache

"Lodo Mondadori, Cir tenta il colpo grosso ​ma stavolta gli va male"

A Cir vanno 246mila euro per la causa civile "bis" sulla vicenda del Lodo Mondadori. Aveva richiesto 32 milioni, che più spese legali e interessi arrivavano quasi a 100

"Lodo Mondadori, Cir tenta il colpo grosso ​ma stavolta gli va male"

Il Tribunale di Milano ha deciso che Fininvest dovrà risarcire alla Cir 246mila euro per la causa civile bis sul Lodo Mondadori, comprensivi di interessi e spese legali. Una cifra di molto inferiore rispetto ai 32 milioni di euro richiesti dalla Cir, che sommati a interessi e spese legali sarebbero arrivati a quasi cento milioni di euro. Al gruppo di De Benedetti è stato riconosciuto soltanto il danno non patrimoniale "da lesione del diritto costituzionalmente garantito ad un giudizio reso da un giudice imparziale" e non anche quelli per le "ricadute negative sulla immagine" o per lesione "dell’onore e della reputazione" o per la "presunta caduta del titolo" in Borsa.

Si è conclusa così, in primo grado davanti al giudice della decima sezione civile Nadia dell’Arciprete, la causa civile civile "bis" con cui la Cir della famiglia De Benedetti aveva chiesto alla Fininvest di Silvio Berlusconi il risarcimento per danni non patrimoniali per la vicenda del Lodo Mondadori. Il procedimento era stato avviato a dicembre del 2013 in seguito al deposito di un nuovo atto di citazione. La richiesta era stata avanzata dopo che la Cassazione, nel settembre 2013, nel condannare definitivamente la Fininvest a versare 494 milioni all’editore del gruppo Repubblica-Espresso per i danni patrimoniali, aveva demandato ad altro giudice la liquidazione di quelli non patrimoniali.

La spiegazione del giudice

Come ristoro da "processo ingiusto", il giudice spiega che si può liquidare "una somma di denaro non inferiore a 500 euro e non superiore a 1.500 euro annuale". Partendo quindi dalla base "di 1.500 euro", si possono applicare "dei correttivi nel senso della personalizzazione e della aderenza al caso concreto". In questo caso, bisogna considerare che "il processo è risultato ingiusto per la commissione di un reato: il giudice è stato oggetto di scambio corruttivo al fine di manipolare la propria funzione pubblica in aderenza agli interessi egoistici di una delle parti", quindi si arriva a un primo adattamento e "si stima necessario pervenire alla somma base di 15mila euro". Poi il giudice prende in esame "la collocazione storica della vicenda nel suo complesso" con "la sofferenza amplificata dall’ampia risonanza nazionale (e non solo) che la notizia ha avuto a mezzo di tutti i più importanti canali di informazione", che porta a "un ulteriore adeguamento a 75mila euro, somma già considerata equa alla data del fatto illecito". Ora vanno aggiunti "gli interessi e la rivalutazione monetaria" oltre il risarcimento "del nocumento finanziario (lucro cessante) subito a causa del ritardato conseguimento della somma riconosciuta a titolo di risarcimento del danno", che portano il calcolo finale a "246mila euro".

Per il tribunale "non si stima riconoscibile una somma maggiore, se non frustrando la funzione stessa della responsabilità civile o modellandola non già in base alla lesione effettiva ma in ragione della qualità del danneggiato, quasi ad affermare che una parte con maggior patrimonio possa soffrire di più". Nella causa Cir è stata assistita dagli avvocati Elisabetta Rubiti e Vincenzo Roppo, Fininvest dagli avvocati Giuseppe Lombardi, Fabio Lepri e Romano Vaccarella.

Il commento di Marina Berlusconi

"Anche all’ingiustizia c’è un limite - dichiara in una nota Marina Berlusconi, presidente Fininvest -. Che nella scandalosa vicenda del Lodo Mondadori era già stato abbondantemente superato. Ma l’ingegner De Benedetti e la Cir, ormai abituati a far quadrare i conti a spese della Fininvest, hanno voluto provarci di nuovo. Stavolta gli è andata male. Non paghi del vergognoso esproprio da 494 milioni di euro già ottenuto, hanno tentato ancora una volta il colpo grosso, chiedendo addirittura circa 100 milioni per il “danno non patrimoniale”. E nel tentativo di motivare quest’assurda richiesta non si sono fermati davanti a nulla. Hanno lamentato di aver subito ingiustamente “uno smacco imprenditoriale”, dimenticando che la cosiddetta carriera di De Benedetti è sì costellata di smacchi imprenditoriali, ma di ben altro tipo, a cominciare dalla distruzione dell’Olivetti. Hanno indicato un grave danno inferto alla loro immagine, alla reputazione, all’onore, addirittura sono arrivati a lamentare “i gravissimi stress e disagi nella sfera psichica ed emotiva” che “gli esponenti di Cir”, a cominciare da De Benedetti, avrebbero sofferto per il caso del Lodo. A fronte di questo elenco a dir poco sconcertante, il Tribunale civile (che, è bene ricordarlo, non doveva stabilire se De Benedetti avesse diritto al risarcimento, ma solo il suo ammontare) ha concesso 246 mila euro, poco più di un’elemosina rispetto ai circa 100 milioni pretesi. Un’elemosina peraltro non dovuta, perché noi a De Benedetti non avremmo mai dovuto pagare neppure un euro. Ma certo la sproporzione fra quanto richiesto e quanto il Tribunale ha stabilito è talmente grande che dovrebbe far riflettere anche i più faziosi. Perché la dice lunga su tutta la vicenda processuale del Lodo, che si regge su pretestuosità, arroganze, totale infondatezza delle pretese.

E il fatto che troppo spesso De Benedetti abbia trovato un uditorio disposto a dargli ragione rappresenta un’altra grave ferita per la verità e la giustizia di questo Paese".

Commenti