Cronache

Luciano Benetton torna in azienda: "Il 2018 è stato un anno difficile, ma guardo al futuro"

L'imprenditore, dopo anni, è tornato alla guida dell'azienda trevigiana, con il ritorno in passerella e una sfilata firmata da Jean-Charles de Castelbajac: "Il 2018 è stato difficile con i lutti che hanno colpito la nostra famiglia e il Paese, ma sono concentrato sul futuro. L'età non conta"

Luciano Benetton torna in azienda: "Il 2018 è stato un anno difficile, ma guardo al futuro"

Ha 83 anni, ma ne dimostra meno. E il 2018 è stato, per lui e per tutta la famiglia Benetton, un anno difficile da superare. Tre perdite importanti, quello del cognato Fioravante e dei due fratelli, Carlo e Gilberto, e poi la tragedia del ponte Morandi, a Genova.

"È stato molto doloroso, per me, lavorare a un nuovo rilancio, con i lutti che hanno colpito la nostra famiglia e il Paese", ha dichiarato Luciano Benetton, intervistato dal Corriere della Sera, a poche ore dalla sua prima sfilata milanese, disegnata dal nuovo stilista Jean-Charles de Castelbajac.

"L'età? Non è così importante"

L'imprenditore trevigiano, dopo anni, infatti, ha ripreso la guida dell'azienda di famiglia e alla settimana dedicata alla moda mostra la collezione che segna il suo ritorno. Insieme ad altri grandi nomi del design, come quello di Castelbajac, della sorella Giuliana e del celebre fotografo Oliviero Toscani. E, durante il colloquio con il quotidano, su questo, sottolinea l'importanza di "scegliere la persona giusta, non secondo l'età": "Negli Stati Uniti, spesso, non compare neppure nei curricula".

"Aiutare i giovani a crescere"

Conferma che Benetton sia ancora un'azienda di giovani: "Castelbajac si è meravigliato della squadra con cui si è trovato a collaborare. Ma i giovani bisogna aiutarli a crescere e se li metti a confronto con chi ha esperienza funziona. Trovo che sia uno spreco che tante persone a 60 anni escano, via, tutto finito. Giusto per i mestieri usuranti, ma per altre cose penso che sia un delitto". E propone un sistema di "uscite graduali": "Uno non va proprio in pensione, ma invece di cinque giorni ne lavora tre, dopo cinque anni ne lavora due e dopo dieci uno. Così si possono far crescere i giovani. I vecchi guadagnano un po' meno, ma pazienza. E la società ne guadagna in toto".

"Tornare non è stato semplice, ma guardiamo al futuro"

Non nasconde che il ritorno in azienda sia stato complicato, anche per questioni legate anche alle nuove politiche aziendali e all'idea di discontinuità del management. Ma aggiunge, con un po' di realismo: "Devo essere concentrato su quello che faccio. Guardo al futuro. È vero che l'età non conta o conta meno ma non si riesce a lavorare con i ritmi di un tempo.

Bisogna prenderne atto".

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