Cronache

L'ultima "direttiva" di Juncker: "Migranti? L'Ue apra le porte"

Il presidente della Commissione europea: i migranti "spesso sono dei perseguitati e vanno aiutati". Ma i dati lo smentiscono

L'ultima "direttiva" di Juncker: "Migranti? L'Ue apra le porte"

Sono gli ultimi squilli di tromba (politica) per Jean Claude Juncker. Il presidente della Commissione europea si avvicina alla fine del suo mandato: il prossimo 26 maggio sono attese le elezioni europee e i sovranisti vogliono "cambiare volto" all'Unione Europea. Partendo, ovviamente, dalle politiche migratorie di Bruxelles, combattute da quasi tutti i partiti "populisti" del Vecchio Continente.

Nonostante gli elettori sembrano propensi a premiare la linea di chi si dice contrario all'accoglienza (lo si è visto in Italia, ma anche in Germania, Austria, Ungheria), Juncker sulla questione dei migranti ha assicurato che si batterà "sempre affinchè l'Unione Europea apra le porte non a tutti, ma a quelli che hanno bisogno e ci sono molte persone che hanno bisogno".

Il presidente della Commissione non sembra dunque disposto a rivedere le sue posizioni. Durante un in un dibattito con i cittadini a Sibiu, in Romania, ha detto chiaramente che "come europei non abbiamo il diritto di rigettare in principio quelli che vengono da lontano". Gli immigrati "non sono turisti", è la tesi, ma "spesso sono dei perseguitati e vanno aiutati". Peccato che i numeri dicano il contrario, almeno in Italia. La maggioranza dei richiedenti asilo ottiene parere negativo alla domanda di un permesso di soggiorno. Il motivo? Non hanno i requisiti per essere definiti "rifugiati", ovvero non sono "perseguitati" come dice Juncker.

L'appello ad accogliere chi fugge dalle guerre è giusto, per carità. Ma dire che occorre aprire le porte alle "molte persone che hanno bisogno", significa far finta di non vedere la verità dei numeri: "L'Europa - predica Juncker - deve essere il luogo dove la gente che è perseguitata per ragioni politica, religiosa o filosofica trova posto". Certo. Ma forse occorrerebbe dire, per esempio, che in Italia il 67% dei richiedenti asilo (dati 2018) non ha ottenuto il permesso di soggiorno.

Nel suo discorso dalla Romania, il presidente della Commissione Ue si è detto soddisfatto del progetto di relocation applicato dall'Europa. "Ha funzionato, perchè tutti i migranti eleggibili per la relocation sono stati ridistribuiti", ha spiegato. Certo, la quantità di immigrati smistati in Europa non è stato molto alto. L'Italia chiede da tempo un intervento, mai arrivato (anche a causa dell'opposizione di Orban). "Abbiamo risolto il problema? No", si chiede comunque il lussemburghese: "Questo sarà il problema dei prossimi decenni".

Ma è probabile che non sarà lui ad occuparsene.

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