Economia

L'ultima sveglia per Confindustria

L'ultima sveglia per Confindustria

La notizia che gli ex vertici del gruppo Sole 24 Ore e il direttore del quotidiano sono indagati dalla procura di Milano colpisce al cuore Confindustria. L'associazione degli industriali italiani è l'azionista che controlla il gruppo Sole e che, 10 anni fa, ne ha quotato sul mercato il 30%. L'indagine per false comunicazioni sociali e appropriazione indebita ha visto ieri la Guardia di Finanza effettuare perquisizioni nella sede del quotidiano, compreso l'ufficio del direttore, Roberto Napoletano.

Sul tempio dell'informazione economica e finanziaria nazionale, tra quanto di più trasparente e integro dovrebbe esserci in una «democrazia di mercato», grava il sospetto che i suoi vertici, per anni, siano stati poco trasparenti e poco integri. Mentre a nominare e controllare questi erano non un singolo imprenditore o un gruppo di investitori, ma l'intera classe industriale del Paese, attraverso la sua associazione. Ecco perché questo è un duro colpo per Confindustria, la sua autorevolezza, la sua reputazione. Le stesse autorevolezza e reputazione che hanno tante volte permesso alla lobby industriale, anche attraverso il Sole, di dare lezioni, promuovere e bocciare governi, indicare buoni e cattivi.

Il Giornale crede fermamente nell'innocenza di qualsiasi indagato fino a sentenza definitiva. Sarebbe però miope - su una vicenda che si trascina da mesi, che su queste pagine abbiamo seguito fin da tempi non sospetti e i cui contorni essenziali non erano chiari solo a chi non li voleva vedere - non rilevare che quanto accaduto ieri è un punto di non ritorno. Da questo, gli industriali italiani, cioè quella che dovrebbe essere la parte più virtuosa e moderna del Paese, si giocano il proprio futuro di rappresentanza.

Confindustria già non è più da tempo quella di una volta. E il nuovo presidente, Vincenzo Boccia, fatica a dare impulso e peso al suo mandato. In termini di visione strategica (...)

(...) si ha l'impressione che l'industria 4.0 lanciata da Carlo Calenda abbia occupato molti spazi. Sulle grandi questioni del lavoro, dai voucher al Jobs Act, Boccia si è sentito poco. Meglio la Cgil di Susanna Camusso, per dire. L'unica partita giocata con decisione è stata quella politica del referendum. Persa. In questo quadro la vicenda Sole non ha fatto che aumentare le divisioni interne (clamorosa quella tra Boccia e il suo predecessore Squinzi) scavando un solco ancor più profondo tra la Confindustria «romana», arroccata sullo status quo, e le territoriali del Nord, che chiedono una nuova governance in vista dell'aumento di capitale necessario per salvare il Sole.

Se lo choc di ieri servirà ad avvicinare i due mondi, mai così lontani, per Confindustria ci saranno chance di recuperare almeno qualche posizione. Viceversa, se prevarrà il tanto peggio tanto meglio, per la lobby sarà il declino.

Marcello Zacché

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