Cronache

Un lungo percorso a ostacoli per rendere l'Italia moderna

La storia dell'Autostrada Milano-Napoli racconta il nostro Paese: dalle difficoltà tecniche degli inizi alla «superburocrazia» di oggi

Per realizzare un'infrastruttura in Italia bisogna essere «eroi». Il termine può sembrare esagerato, ma proprio la storia dell'Autostrada del Sole racconta come la cantierizzazione di una grande opera sia un percorso a ostacoli. Se negli anni '50 e '60 l'obiettivo era quello di costruire un collegamento tra due luoghi e i mezzi per realizzarlo erano tecnologicamente limitati, ai giorni nostri è l'accavallarsi di leggi e competenze a frenare un volano di sviluppo e crescita economica quale è in sé ogni opera pubblica.

L'Autostrada del Sole, come detto, ci offre numerosi esempi, soprattutto nel tratto Bologna-Firenze. Un tempo i tracciati venivano studiati per minimizzare le lunghezze delle gallerie e l'ampiezza dei viadotti in quanto tratti superiori ai 100 metri creavano enormi difficoltà tecniche. Pendenze e curve, pertanto, non rappresentavano una priorità. Durante lo scavo della galleria Villanecchio, oltre cinquant'anni fa, si verificarono problemi geologici, tra l'altro dovuti alla presenza di gas. In una settimana il problema fu affrontato e risolto: fu progettata una variante e si aggirò il monte realizzando due gallerie artificiali.

Ai giorni nostri la realizzazione della Variante di Valico non ha presentato asperità minori. Nel corso dei sondaggi necessari per la progettazione esecutiva della galleria Sparvo (il tracciato aveva ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie, ndr ) si evidenziarono criticità geologiche legate alla presenza di una superficie franosa profonda. Anche in questo caso fu necessario lo studio di una variante. Passati 50 anni, però, i tempi per l'approvazione delle varianti si sono estremamente allungati e in questo caso ci sono voluti ben due anni!

Le differenze emergono ancor più chiaramente confrontando gli iter di pianificazione a distanza di 60 anni. L'Autosole era inserita nel piano Anas di adeguamento delle strade del 1952. All'inizio del 1953 si costituì la Società Iniziative Stradali Italiane (soci erano Fiat, Agip, Pirelli e Italcementi) ed entro fine anno il progetto fu completato e presentato alla stessa Anas che nel 1956 firmò la convenzione con Autostrade per la costruzione e l'esercizio dell'infrastruttura. I lavori sulla Bologna-Firenze partirono subito.

Negli anni è cambiato, però, il concetto di strada. Mentre agli albori i Comuni si contendevano il passaggio dell'opera, oggi l'infrastruttura è un intervento che deve dimostrare di migliorare globalmente il territorio e arrecare il minor fastidio possibile. Negli anni '70 Regioni ed enti locali sono stati coinvolti nei processi autorizzativi attraverso l'istituzione della Conferenza dei servizi. I conflitti di interessi tra i vari attori creano spesso notevoli problemi ai progettisti che devono «accontentare» tutte le esigenze.

Negli anni '80 l'introduzione della Valutazione di impatto ambientale ha ampliato la platea anche al ministero dell'Ambiente e a quello dei Beni culturali. Questa novità ha aumentato esponenzialmente la mole della documentazione necessaria: rendering , analisi acustiche e delle acque sono diventati un must. Negli anni '90, poi, sono state create nuove regole sui procedimenti amministrativi, mentre dal 2001 gli espropri (necessari per ogni opera pubblica; ndr) sono più complicati.

Il risultato? L'iter della Variante di Valico è durato 25 anni: iniziato nel 1982, si è concluso nel 2006.

Non si può, quindi, non provare un po' di nostalgia per i vecchi tempi quando, vista la carenza infrastrutturale, costruire una strada era di per sé una cosa buona.

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