Cronache

L'unico in cella resta Rudy: "complice" di due innocenti

L'ivoriano sconta 16 anni di pena per concorso in omicidio. L'assoluzione di Lele e Amanda è la legge che smentisce se stessa

L'unico in cella resta Rudy: "complice" di due innocenti

E adesso a chi credere? All'Amanda commossa, con un groppo in gola stridente col baluginio gioioso dei suoi occhioni blu, consumata attrice che ricorda «la sfortunata amica Mez che non c'è più»? A Raffaele, unico sul banco del degli imputati -almeno fisicamente- che in modo più discreto si limita a un «sono felicissimo»? La propria innocenza, lui, del resto l'aveva sempre giurata e stragiurata.

Da oggi, però, l'ex «coppia diabolica» è davvero libera. Forse non dal passato, ma certo da un presente che, fino all'altra sera, avrebbe potuto proiettarsi in una lunga galera. Liberi anche di rivedersi, come già preconizza papà Sollecito.

Dopo quasi otto anni di processi combattuti sul fronte di perizie, analisi e controanalisi - affidati a una «scienza» che dimostra ancora una volta di non essere così scientifica- su questa infinita saga noir non si può ancora scrivere la parola fine. C'è una vittima, all'epoca ventiduenne, Meredith Kercher, studentessa inglese seviziata e uccisa in una notte d'autunno, cui si deve giustizia. Con sobria compostezza british, la sua famiglia, si è chiusa in un silenzio deluso. Ammutolito da un dolore che urla più di mille parole. «Avremo la possibilità di capire le piene motivazioni della decisione dei giudici nei prossimi mesi- avevano commentato a caldo madre e padre di Mez-,ma per il momento abbiamo bisogno di qualche tempo per elaborare e ricordare Meredith, la vittima al centro di tutto questo». Francesco Maresca, il legale che li rappresenta insieme con Serena Perna, ammette: «Per loro questa sentenza è stata uno choc. Ho dovuto spiegare a Stephanie (sorella di Meredith, ndr) che non esiste un altro appello».

Sentenza definitiva quella di venerdì, ma un verdetto che se assolve definitivamente i due unici sospettati riapre «mefistofelicamente» il caso. Per questo omicidio avvenuto nella notte tra l'1 e il 2 novembre 2007 a Perugia, c'è un solo colpevole, quel Rudy Guede che scegliando il rito abbreviato, tra appelli e sconti, si vide condannare a 16 anni. Nella sentenza i giudici scrissero che «aveva agito in concorso con altri». Almeno un paio di persone, ovvero due assassini, - visto che la Knox e Sollecito sono stati scagionati- che a questo punto dobbiamo considerare ignoti. Investigatori e magistratura, riapriranno le indagini? L'omicidio è reato su cui non grava la prescrizione. Qualcuno cercherà di scovare i complici di Rudy. Lui ammise fin da subito di essere stato presente nella casa di via della Pergola la sera del delitto. Negando però di aver accoltellato la studentessa inglese. «In quel momento ero in bagno e ascoltavo musica con un iPod», si difese. «In casa c'era Amanda raccontò- e uscendo dalla toilette vidi un ragazzo che scendeva le scale per andarsene».

Da dietro le sbarre della sua cella di Viterbo, l'ivoriano oggi ventinovenne-, relegato sempre a comprimario da una gossippara iconografia mediatica- probabilmente sarà ancora più infuriato di quando i suoi presunti complici vennero assolti nel 2011. «Io vorrei sapere, sapere perchè sono rimasto l'unico a pagare. Lo vorrei gridare ai miei avvocati, a tutti, al mondo intero. Loro sono stati ritenuti innocenti e io sono qui», gridò allora, all'indomani della sentenza d'appello. «Loro «sono a casa. Lei è una star e io sono l'unico che resta in carcere».

Patrick Lumumba, anche lui uomo dalla pelle nera, messo nei guai dalla biondina di Seattle che lo accusò falsamente di essere l'assassino, scuote il capo: «L'assoluzione di Amanda Knox è per me un errore giudiziario. Lei è libera perché americana e ricca».

Do sta la verità?

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