Scienze e Tecnologia

Contrordine internauti. Le password astruse troppo facili da violare

Contrordine internauti. Le password astruse troppo facili da violare

Io non ci posso credere: abbiamo passato quattordici anni, dico quattordici, a trovare password sempre più complicate, perché così aveva pensato nel 2003 il signor Bill Burr, all'epoca impiegato al National Institute of Standard and Technology. E tutti gli dettero retta. Ci ha fatto impazzire, sostenendo si dovessero usare caratteri assurdi, tipo: «$£&§726%2£ç88ansbx!®©!», ci metti una vita solo per trovarli sulla tastiera. E adesso? Contrordine! In sintesi hanno scoperto che quei caratteri strani sono difficili da ricordare per noi umani ma facili da decriptare per un computer, e Burr, ormai in pensione, ha chiesto scusa. Scusa? L'ergastolo dovrebbero dargli, altro che pensione, e noi vogliamo un risarcimento danni, ci sarà pure una sindrome da stress di password a cui appellarsi.

Anche perché nel frattempo tutte le società hanno adottato il metodo Burr. Chiunque di voi si sarà trovato a fare shopping online dovendosi prima iscrivere al tal sito, e la password scelta non va mai bene: deve contenere maiuscole, numeri, simboli, deve essere lunga almeno dodici caratteri ma meglio di venticinque, neppure stessimo entrando nella sede della Cia. In sostanza una buona password deve essere pensata in modo che neppure se foste Einstein ve la ricordereste. Come se non bastasse, consigliano: mai la stessa password! E ti pareva, troppo facile altrimenti, sicché a ogni account la sua password. Ah, i bei tempi degli albori dell'informatica! Quando bastava mettere un nome qualsiasi, del gatto, della fidanzata, del figlio, della pornoattrice preferita, magari seguito dalla data di nascita, tanto per stare più sicuri. Tra l'altro a cadenze regolari ti arrivano mail dove ti consigliano di cambiarla, perché qualcuno ha tentato di hackerarti. Succede spesso con Facebook, ed è subito panico. Mi stanno hackerando Facebook! Ci spiano! Ma chi vuoi che ti spii, al massimo sarà tua moglie per vedere se fai il provolone online. In ogni caso le password sono infinite e sfinenti: quella per accedere al pc, quella per far accedere il pc ad altro dispositivo al wi-fi, quella per accedere a Facebook, Twitter, Instagram, quella per accedere a Amazon o eBay, quella per accedere alla Playstation, quella per accedere a PayPal, e c'è perfino la password per accedere all'applicazione che ricorda le password (e quella, però, dove la mettiamo? In cassaforte? Che avrà a sua volta una combinazione, da custodire in un'altra cassaforte senza combinazione, perché ormai non ci ricordiamo più niente a memoria, neppure i numeri di telefono, se li ricorda lo smartphone per noi). Paradossalmente le password più semplici restano quelle del bancomat, 5 cifre e prendi i soldi. Insomma, la vita è una giungla di password. Ma almeno ci siamo liberati del mix di cifre e lettere, e soprattutto dei terrificanti caratteri Burr: le nuove norme di sicurezza suggeriscono password lunghe, facili da ricordare, anche di senso compiuto. Più lunghe sono, meglio è. Tipo i titoli della Wertmüller. Che aveva capito tutto in anticipo meglio di quello scemo di Burr. Ecco, la mia nuova password sarà una cosa così: «Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici». Senza spazi in mezzo, ovvio.

E vediamo un po' se me la hackerano.

Commenti