Cronache

Manduria, caso Stano: confermato il carcere per i due maggiorenni

I sei minorenni si trovano nei centri di prima accoglienza a Bari e a Lecce

Manduria, caso Stano: confermato il carcere per i due maggiorenni

Il gip del tribunale ordinario di Taranto ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dei due maggiorenni fermati nei giorni scorsi dalla polizia. I due sono coinvolti nell'inchiesta portata avanti dalla procura di Taranto sulla morte di Cosimo Antonio Stano, il 66enne di Manduria morto il 23 aprile scorso a causa delle continue aggressioni da parte di una baby gang (di cui facevano parte i due maggiorenni e sei minorenni). Il giudice per le indagini preliminari non ha convalidato il fermo di indiziato di delitto eseguito martedì scorso, ma ha trasformato il provvedimento in un'ordinanza cautelare. Le accuse nei confronti dei due maggiorenni (hanno 19 e 22 anni), come dei sei minorenni (che hanno tutti un'età compresa tra 16 e 17 anni) sono di tortura, sequestro di persona, danneggiamento e violazione di domicilio, tutti reati aggravati.

"Si è sottoposto a tutte le domande che gli sono state fatte e quindi ha fornito una ricostruzione dei fatti ovviamente alternativa all'ipotesi accusatoria", ha detto l'avvocato Gaetano Vitale, difensore di Antonio Spadavecchia, uno dei due maggiorenni.

Oltre a Spadavecchia, nel carcere di Taranto, si trova anche Gregorio Lamusta, 19 enne. Spadavecchia e Lamusta sono gli unici due maggiorenni della "comitiva degli orfanelli" (questo era il nome del gruppo su whatsapp in cui i bulli pubblicavano i video delle aggressioni a Stano). Gli altri sei sono minorenni e si trovano nei centri di prima accoglienza a Bari e a Lecce e anche loro sono stati interrogati dal gip. "Di cosa si deve pentire? Il suo coinvolgimento - ha detto Vitale a proposito di Spadavecchia - è assolutamente residuale, risicato, rispetto al panorama indiziario che gli è stato contestato". Per l'avvocato Lorenzo Bullo, l'altro difensore di Spadavecchia, "il suo coinvolgimento è stato ridimensionato per quelle che sono le sue conoscenze dirette anche apprezzando la visione dei video". Gli stessi video, secondo quanto ha dichiarato il procuratore capo dei minori di Taranto, Giuseppina Montanaro, circolavano non solo tra i bulli e i loro amici, ma in tutta Manduria.

Ha lasciato tutti senza parole il video in cui i ragazzi si introducono di sera a casa di Stano o, ancora, quello in cui lui, circondato dal branco, gridava "polizia, carabinieri" e nessuno accorreva in suo aiuto.

Dagli aggressori Antonio Stano veniva chiamato "il pazzo". Pazzo, però, Antonio non era. Ha lavorato tutta la vita all'Arsenale della Marina Militare di Taranto. Una volta in pensione, nel 2005, gli erano stati diagnosticati alcuni problemi psichici come ansia e depressione. Probabilmente dovuti allo stato di solitudine in cui l'uomo viveva e che, senza l'impegno del lavoro, si erano accentuati. D'altronde è stata proprio la sua solitudine a portarlo alla morte.

Antonio non aveva nessun parente vicino e anche i suoi concittadini certo non gli sono stati accanto pur sapendo di essere solo e di essere stato preso di mira da una baby gang.

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