Cronache

Martina Levato racconta il primo abbraccio con suo figlio

Dopo il primo, ieri sera, stamani nuovo incontro. Ma il futuro del piccolo resta un'incognita

Martina Levato racconta il primo abbraccio con suo figlio

Martina Levato, la studentessa condannata a 14 anni per l'aggressione con l'acido, racconta le sensazioni che ha provato dopo aver abbracciato, per la prima volta, il bambino che ha dato alla luce il giorno di ferragosto. Bambino che subito gli è stato sottratto: "Una grande emozione". La giovane ha abbracciato il bimbo ieri, poco dopo le 19. A raccontarlo è l'avvocato della Levato, Stefano De Cesare. L’incontro tra mamma e figlio alla clinica Mangiagalli è durato circa mezz’ora. "Martina è su di morale - ha riferito il suo difensore - e oggi ha potuto vedere di nuovo il figlio".

Ieri, il Tribunale dei minori di Milano ha stabilito che la ragazza può vedere il piccolo "una volta al giorno per un tempo limitato", ma non può allattarlo "direttamente". Al bimbo viene comunque dato il latte della madre attraverso un biberon. Stando a quanto riferiscono fonti ospedaliere, "mamma e figlio stanno benissimo, compatibilmente con il leggero intervento subito dalla Levato (che ha partorito col cesareo, ndr)". Mamma e bambino non verranno dimessi neppure oggi "soprattutto per problemi organizzativi", precisano le stesse fonti ospedaliere. "Se sapessimo che la mamma va a casa e può prendersi cura del figlio in ambiente domestico, l’avremmo dimessa già oggi, ma nell’incertezza teniamo tutti e due qui".

Per il momento il bambino è stato affidato dal Tribunale dei minori al Comune di Milano che ne è il tutore provvisorio, in attesa della decisione in merito al suo collocamento. Questo perché, si legge nel provvedimento del Tribunale dei minori, sia la madre che il padre, Alexander Boettcher, sono "entrambi impossibilitati all’esercizio della responsabilità genitoriale", conseguenza della condanna a 14 anni di carcere per avere sfregiato con l’acido Pietro Barbini.

Il futuro del bambino resta un'incognita. In teoria dovrebbe entrare in vigore il provvedimento del Tribunale ordinario di Milano che, nelle settimane scorse, aveva stabilito di affidare mamma e figlio all’Icam, la struttura destinata ad accogliere madri detenute con figli piccoli. Tuttavia, afferma l’avvocato De Cesare, "è possibile che il Tribunale dei minori decida una strada diversa".

Intanto si fa sentire anche Alex Boettcher, compagno della Levato: "L’istanza per il riconoscimento del figlio - spiega l'avvocato Alessandra Silvestri - è stata presentata immediatamente, alla nascita del bambino ed è stata autorizzata dal tribunale dei minori che ha già rilasciato il nulla osta. Il problema principale, però, è acquisire lo status giuridico di padre che consentirebbe ad Alex Boettcher di esercitare i suoi diritti sul figlio avuto da Martina". Il legale spiega che si tratta di "un problema di ordine pratico, nel senso che sembrerebbe che la procedura non preveda l’ingresso in cella del messo comunale che dovrebbe raccogliere la dichiarazione di Alex. Noi - prosegue - eravamo convinti di poterlo fare perché eravamo a conoscenza di casi simili risolti in questo modo, ma ci è stato detto invece che il padre del bambino deve recarsi all’ufficio anagrafe di via Larga congiuntamente alla madre, la quale deve dare contestualmente il suo placet per poter presentare la richiesta di riconoscimento". Ora quindi "stiamo cercando di superare i formalismi, perché il mancato riconoscimento della paternità preclude l’esercizio di qualunque diritto da parte di Alex", sottolinea l'avvocato. "Il garante per i diritti civili dei detenuti - aggiunge - si sta muovendo con me. So che ha coinvolto anche il sindaco Giuliano Pisapia.

Stiamo cercando di velocizzare tutto, e credo che la soluzione più probabile sia quella di incaricare un notaio per poter raccogliere in cella la richiesta di Alex".

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