Coronavirus

Le mascherine? Introvabili. Le abbiamo spedite in Cina

Dopo l’allarme del Viminale per gli agenti, gli ospedali denunciano mancanze. Il 15 febbraio inviate 2 tonnellate

Le mascherine? Introvabili. Le abbiamo spedite in Cina

Il ministero dell’Interno ha ammesso, nero su bianco «difficoltà di approvvigionamento» per le mascherine anti virus. Guardie mediche e ospedali denunciano che non ce ne sono abbastanza e nelle farmacie risultano spesso esaurite. Perché? Gran parte delle forniture, comprese quelle della polizia, venivano prodotte in Cina e dall’inizio dell’epidemia, lo scorso mese, non arrivano più. «I magazzini europei, ma pure americani erano vuoti dalla prima settimana di febbraio» spiega al Giornale Andrea Spasciani, dell’omonima ditta storica in provincia di Varese specializzata in protezioni individuali. L’assurdo è che il 15 febbraio il ministero degli Affari esteri, attraverso la Cooperazione internazionale, ha caricato su un volo dell’Onu partito da Brindisi 2 tonnellate di materiale sanitario comprese le mascherine protettive previste per il virus, che adesso servono come il pane. «Sbagliato non rendersi conto per tempo, che ci sarebbe stato un problema di scorte e ancora peggio la mossa propagandistica di mandare mascherine ai cinesi» osserva una fonte militare del Giornale in prima linea nell’emergenza virus.

Sempre a metà febbraio, una settimana prima dell’esplosione del contagio a casa nostra, imprenditori italiani e cinesi di Firenze hanno donato 250mila mascherine a Pechino. Il sindaco della città, Dario Nardella, ha spiegato con orgoglio che c’era «bisogno di dare un messaggio forte di supporto e collaborazione con il popolo cinese». Peccato che proprio l’epidemia di Covid-19 ha interrotto l’esportazione delle mascherine in Italia, che oggi scarseggiano. Non stiamo parlando di quelle banali in stoffa ed elastico che non servono a nulla, ma proprio le Ffp 3, certificate dall’Organizzazione mondiale della sanità, previste per gli agenti di polizia e il personale sanitario a rischio. Ironia della sorte, molte arrivavano attraverso importatori, come la Farmac Zabban Spa Calderara di Reno-Bologna, dalle fabbriche di Wuhan, epicentro del contagio. «La percentuale di importazione dalla Cina era molto elevata. E adesso per gestire un’emergenza del genere ci vogliono milioni di pezzi» spiega Spasciani, che ha triplicato i turni per aumentare la produzione. Il ministero dell’Interno deve distribuire le protezioni individuali, che comprendono le mascherine Ffp 3 con parsimonia. E ancora ieri mattina non erano arrivate dappertutto, comprese le zone a rischio, come il Friuli-Venezia Giulia.

«Il problema, oltre alla carenza, è che sono usa e getta. Una volta utilizzate per il turno di una giornata vanno buttate e sostituite» fa notare l’imprenditore di Origgio, in provincia di Varese. In pratica il consumo è continuo e mancano scorte adeguate. «Forze dell’ordine e ospedali hanno già chiesto forniture, ma il problema non verrà tamponato così facilmente» sottolinea Fasciani, che sta facendo il possibile. La Federazione italiani dei medici di famiglia denuncia che addirittura nelle zone dei focolai i colleghi della guardia medica sono senza mascherine. Per questo si «sta valutando l’invio di una diffida ai direttori generali delle aziende sanitarie che, in troppi casi, non hanno fornito i necessari dispositivi di protezione individuale». Il presidente dell’Ordine dei medici di Palermo, Toti Amato, ammette: «Ho richiesto mascherine, ma non se ne trovano... il problema esiste». Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d'Italia alla regione Puglia, ha dichiarato che «vengono segnalate mancanze di mascherine in alcuni reparti di importanti ospedali baresi, compresi i pronto soccorso». Anche in Lazio si lamentano situazioni simili. Dalla Liguria alla Campania tante farmacie, dopo l’assalto della cittadinanza, hanno esaurito il prodotto. «Molte mascherine sono prodotte in Cina e con il blocco è difficile che arrivino» conferma Achille Gallina Toschi, presidente di Federfarma Emilia-Romagna. I militari hanno delle scorte «e possiamo muoverci anche all’interno della Nato chiedendo forniture “in prestito” agli alleati».

Dieci giorni fa abbiamo regalato le mascherine ai cinesi.

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