Cronache

Massimina, una periferia abbandonata dalle istituzioni di Roma

Il quartiere di Massimina, quadrante ovest di Roma, vive da anni l'abbandono totale da parte delle istituzioni. Dopo decenni di lotte contro la discarica di Malagrotta, adesso i problemi sono l'assenza di servizi e i rischi sulla sicurezza

Massimina, una periferia abbandonata dalle istituzioni di Roma

Una miscela esplosiva fatta di inquinamento, criminalità e abbandono. Il quartiere di Massimina, periferia ovest di Roma, è da anni divenuto il simbolo del fallimento delle amministrazioni della Capitale. Quest’area, che si trova tra la via Aurelia, il Grande Raccordo Anulare e la Valle Galeria, è divenuta nel tempo un esempio di cosa significhi vivere in una periferia di Roma al giorno d’oggi. Un simbolo di incuria, mancanza di infrastrutture, assenza di servizi e incapacità di colmare le lacune con il centro.

Per decenni, il problema principale di tutta la zona e dei quartieri limitrofi è stato rappresentato dalla discarica di Malagrotta. Qui, per più di trent’anni, Roma ha conferito tutti i suoi rifiuti, rendendo l’aria irrespirabile e le falde acquifere e i terreni inquinati. Un’area insalubre, dove nel tempo si sono aggiunti una raffineria, un inceneritore di rifiuti ospedalieri, depositi di metano e olii minerali. La chiusura della discarica, promossa dal sindaco Ignazio Marino, non ha comunque avviato alcun procedimento di bonifica. I cittadini lamentano anzi l’aumento, negli ultimi tempi, dei miasmi. Segno che, per quanto chiusa la discarica, gli impianti di trattamento dei rifiuti continuino a lavorare a pieno ritmo. Nelle ultime settimane, a dimostrazione della percezione di pericolo che vivono i residenti del quartiere, un incendio di un capannone di rifiuti ha destato l’allerta in tutte le aree intorno la discarica, in particolare per i rischi derivanti dall’eventuale presenza di diossina (Guarda il video).

Al tema della salute, centrale per la vita del quartiere, si aggiungono le difficoltà storiche di tutto il quadrante, sia infrastrutturali che sociali. Massimina e Casal Lumbroso sono isolate da Roma, collegate soltanto da due linee di autobus, con fermate ridotte a dei semplici pali in mezzo alla strada. Le strade del quartiere sono molto spesso caratterizzate da buche, senza illuminazione, e la sicurezza non è un dato certo. Per anni le amministrazioni capitoline hanno promesso che avrebbero costruito una stazione ferroviaria che servisse la zona e che sfruttasse la ferrovia già esistente e che passa proprio in mezzo al quartiere. Ennesima promessa non mantenuta per un quartiere che di promesse ne ha ascoltate moltissime.

A queste problematiche endemiche del quartiere, si aggiunge anche il tema della sicurezza. Il campo nomadi de La Monachina è stato per anni oggetto di preoccupazione da parte dei residenti: un campo totalmente lasciato a sé stesso dove molte volte, specie d’estate, i bidoni pieni di rifiuti vengono dati alle fiamme riempiendo l’aria di una cappa di fumo. Il campo, a detta del sindaco Virginia Raggi, dovrebbe chiudere a breve, forse nel prossimo anno. Ma quello che è certo è che i residenti di Casal Lumbroso e Massimina non sono disposti ad ascoltare l’ennesima frase da campagna elettorale. Frasi che, inoltre, arrivano in un momento in cui i cittadini sono in stato di allerta per la notizia secondo cui la vecchia scuola di agenti di polizia di Vicolo Casal Lumbroso sarebbe stata individuata come nuovo hub di migranti per ospitare forse un migliaio di richiedenti asilo provenienti da altri centri della regione Lazio. Il sito, ora di proprietà di un fondo immobiliare, versa in stato di abbandono e da anni è un simbolo di come il quartiere sia stato abbandonato anche sotto il profilo della sicurezza insieme a tutto il municipio. Il nuovo hub di migranti si andrebbe ad aggiungere non soltanto ai molti problemi del quartiere, ma anche ad altri due centri per richiedenti asilo che sono stati allestiti nel territorio del Municipio XII: la tendopoli di via Ramazzini, nel quartiere di Monteverde, e l’hotel dei Gelsomini sulla via Aurelia, a pochi chilometri dal nuovo hub di Casal Lumbroso.

Manifestazioni antidegrado a Roma

La popolazione è scesa più volte in piazza. Lo fa da anni. Soltanto negli ultimi mesi ci sono state tre manifestazioni contro il potenziae nuovo centro per richiedenti asilo e una riunione di quartiere, nel parco di via Romano Guerra, l'8 giugno, per denunciare i rischi sulla salute nel caso di riapertura degli impianti di Malagrotta e il pericolo dell’arrivo di mille persone in una zona residenziale senza alcun servizio. Negli occhi dei residenti, quello che si legge non è soltanto rabbia, ma è soprattutto frustrazione. La frustrazione di chi per anni combatte contro un problema e subito dopo ne deve subire un altro. A Massimina e Casal Lumbroso la gente non vuole più essere considerata di “serie B”, una popolazione su cui riversare i problemi irrisolti del malgoverno della Capitale.

Ma purtroppo, insieme alle tante promesse in campagna elettorale, nessuno è riuscito a dare una degna risposta alle migliaia di cittadini che chiedono semplicemente di poter vivere come quelli di qualunque capitale europea.

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