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Mazzette al bar mazzate all'Italia

Mazzette al bar mazzate all'Italia

Un'altra inchiesta che giaceva nei cassetti della Procura deflagra alla vigilia del voto e miete vittime dentro partiti, è il turno di Forza Italia, ed istituzioni. Come diceva un magistrato, «non è colpa nostra se in Italia si vota una volta all'anno». Cosa vera, ma concentrare le retate nelle settimane precedenti al voto lascia ugualmente perplessi sulla trasparenza dell'operato dei magistrati. Siamo da anni un Paese «giudiziariocentrico» e proprio oggi il governo rischia di cadere su un avviso di garanzia, quello al sottosegretario Armando Siri. Un paradosso, alla luce dei dati sullo stato dell'economia europea che vedono l'Italia scivolare all'ultimo posto tra i Paesi comunitari in quanto a crescita, produttività e investimenti. Non era mai successo, e non è un caso che a farci indossare la maglia nera sia questo governo di improvvisati esperti che esperti non sono.

Da gennaio i ministri sono in campagna elettorale permanente e i loro uffici praticamente deserti. Non si muove foglia perché ognuno dei due soci, Di Maio e Salvini, teme di dare un vantaggio all'altro. Ieri Salvini ha di fatto proposto ai Cinque Stelle un baratto: vi do la testa di Siri se voi mi date la flat tax, scambio decisamente vantaggioso anche per noi, se non appartenesse alla categoria delle comiche più che a quelle della politica e delle leggi che regolano l'economia.

Ci avevano detto: fidatevi di noi che porteremo moralità ed efficienza, basta con quegli imbroglioni che ci hanno preceduto. Gli imbroglioni sono rimasti, hanno solo cambiato casacca. In compenso il Pil è passato dal 4% lasciato in eredità dall'ultimo governo Berlusconi all'1,2 di Gentiloni allo 0,1 di oggi. Abbiamo fatto un bell'affare, non c'è che dire. E non c'è da nascondersi dietro la «congiuntura internazionale» sfavorevole perché il nostro precipitare è, come certificato ieri, il più veloce e intenso tra tutti i Paesi occidentali.

Semmai è l'inverso. Proprio perché non tira buona aria bisognava lavorare invece che twittare, liberare energie invece che comprimerle (vedi Tav e cantieri), non correre appresso ai magistrati ma agli investitori (meglio se non cinesi), discutere seriamente di flat tax invece che di antifascismo.

Ma per fare questo serviva una classe di dirigenti, non di scolaretti, per di più propensi a non studiare perché unti dal Signore.

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