Cronache

Mediaset, dossier Pdl: "Berlusconi estraneo a un processo assurdo"

Un rapporto stilato dal Popolo della Libertà ricostruisce il processo, ribadendo l'estraneità del Cavaliere dai fatti e condannando il teorema delle toghe

Mediaset, dossier Pdl: "Berlusconi estraneo a un processo assurdo"

"I magistrati milanesi, contro ogni logica, non hanno tenuto conto di due precise sentenze della Corte di Cassazione, che con decisioni passate in giudicato hanno statuito l'assoluta estraneità di Silvio Berlusconi alla gestione di Mediaset proprio negli anni in questione". Si legge questo in un dossier redatto dal Pdl, che prova a fare ordine sul complicato processo.

Il rapporto stilato parte dalla considerazione che "il gruppo televisivo fondato da Silvio Berlusconi era ed è uno dei principali acquirenti di diritti televisivi al mondo", una piccola parte dei quali "veniva acquistata ogni anno da tale Frank Agrama, un imprenditore americano che operava ed opera nel settore diritti da oltre 40 anni". Mediaset trattava con lui per quei prodotti che portavano il marchio Paramount. Un passaggio obbligato, tanto che, quando "un nuovo amministratore di Mediaset cercò di aggirare questa situazione", la "Paramount cedette tutti i suoi prodotti alla RAI anzichè a Mediaset".

Il rapporto ricorda quanto emerge dagli atti, ovvero che l'ex premier vide in "due o tre incontri soltanto" Agrama, "agli albori della TV commerciale negli anni '80". E che "mai somma alcuna è stata trasferita a Silvio Berlusconi". Sottolinea poi che i testimoni hanno confermato che il Cavaliere non si occupò mai direttamente "dell'acquisto di diritti televisivi", allontandosi dal 1994 dalle aziende da lui fondate, dopo l'approdo all'agone politico.

Il dossier sottolinea poi che "mai avrebbe acconsentito al pagamento di tangenti" ai propri dirigenti "per agevolare Agrama". Negli anni il mediatore versò fondi in nero ai dirigenti, in un caso 4 milioni e mezzo, per l'acquisto di tutto il pacchetto Paramount. Qualunque imprenditore di buon senso avrebbe lasciato a casa "dei dirigenti corrotti che pretendevano una tangente addirittura del 10% sul prezzo dei diritti da acquistare".

In ultimo, "i fatti ipotizzati dall’accusa sarebbero accaduti nella prima metà degli anni ’90 e quindi sono risalenti nel tempo di oltre 20 anni", ma la magistratura anzichè prendere atto dell’intervenuta prescrizione ha invece, con tesi assolutamente pretestuosa, sostenuto che la compravendita dei diritti aveva continuato a produrre i suoi effetti".

La decisione delle toghe di portare avanti il processo, tra "molte inutili consulenze contabili", è costata "ai cittadini quasi tre milioni di euro". Se si considerano "consulenze, rogatorie ed atti processuali" sale a una ventina di milioni il peso sullo Stato. Il tutto - si legge nel dossier Pdl - "solo per poter arrivare a condannare il nemico ideologico e politico Silvio Berlusconi". Gli uffici fiscali hanno prodotto "un accertamento sui bilanci 2002 e 2003 che indicava in 7.300.000 euro le imposte che Mediaset avrebbe evaso, un importo che rappresenta poco più dell’1% delle imposte ammontanti a 567 milioni di euro versate da Mediaset all’erario per gli stessi anni". La società "li ha impugnati

538em;">davanti alla Commissione Tributaria Provinciale di Milano"

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