Cronache

Meloni: "Estradizione stupratori di Rimini? Diamoglieli subito alla Polonia"

Il leader di Fratelli d'Italia: "Vediamo se continuano a fare gli spiritosi lontani dal pietoso sistema giudiziario italiano"

Meloni: "Estradizione stupratori di Rimini? Diamoglieli subito alla Polonia"

"La Polonia chiede l'estradizione del branco di stupratori di Rimini. Giusto, diamoglieli subito. Vediamo se continuano a fare gli spiritosi lontani dal pietoso sistema giudiziario italiano". Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. Intanto, davanti al pm di Rimini che lo ha interrogato ieri, il congolese 20enne Guerlin Butungu, ritenuto il capo del branco responsabile dei due stupri di Miramare, si è detto estraneo alle violenze. "Dopo essere stato ad una festa in spiaggia, bevuto un drink e mezzo, mi sono addormentato", avrebbe riferito agli inquirenti. La colpa delle violenze, per il 20enne, sarebbe tutta dei tre ragazzi - due fratelli marocchini di 15 e 16 anni e un nigeriano di 17 anni - che erano con lui.

"Quando mi sono svegliato ho incontrato dei ragazzi che mi hanno offerto di acquistare un orologio e un telefonino probabilmente rubati, e così ho fatto", avrebbe aggiunto. Una versione, quella del congolese, che non ha convinto gli inquirenti. Anche l'avvocato Ilaria Perruzza, nominata difensore d'ufficio del congolese, ha detto che durante il colloquio il 20enne sembrava "smarrito" e non del tutto consapevole di quello che gli stava capitando. Troppo presto, però, per dire se sarà necessaria una perizia psichiatrica. "Prima di fare i prossimi passi - aggiunge il legale - devo avere il tempo di conoscerlo e di rendermi conto meglio di quale sia la sua personalità". Arrivato in Italia nel 2015 come richiedente asilo e in possesso di un permesso di soggiorno valido fino al 2018, Butungu parla bene in italiano. Agli investigatori che lo hanno arrestato avrebbe detto di riconoscersi nei video delle telecamere di sorveglianza posizionate lungo il percorso di poco più di un chilometro che porta dal lungo mare di Rimini, di fronte al bagno 130, dov'è stata violentata la ragazza polacca, fino alla statale Adriatica, dove a essere presa di mira è stata una trans peruviana.

Con lui c'erano anche gli altri tre ragazzi, tutti in stato di fermo. Domani dovranno affrontare l'udienza di convalida davanti al gip di Rimini e a quello del Tribunale per i minorenni di Bologna. Nei prossimi giorni, poi, arriveranno anche i risultati dei test del Dna prelevato sulle due vittime. La Polonia ha intenzione di chiedere l'estradizione per i quattro aggressori, a quanto ha rivelato il vice ministro della Giustizia polacco, Patryk Jaki, in alcune interviste ai media di Varsavia. Desiderio che difficilmente, in base a quanto prevede la legge italiana, potrà essere soddisfatto dato che i reati sono stati commessi nel nostro Paese. La svolta nelle indagini è arrivata sabato, quando nella tarda mattinata alla stazione dei Carabinieri di Montecchio di Vallefoglia (Pesaro), ha telefonato un uomo chiedendo del comandante, il maresciallo Angiolo Giabbani. Era il padre dei due fratelli marocchini, che nel pomeriggio si sono costituiti e hanno copnfessato. "Ho capito che erano stati loro - ha raccontato l'uomo - mentre guardavo il telegiornale mio figlio piangeva. Mi dispiace tantissimo". "I miei figli - ha concluso - non hanno mai fatto niente, al massimo hanno rubato qualche cellulare.

Se hanno compiuto questo orrore è colpa dell'altro ragazzo".

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