Cronache

Messi alla gogna sui social: la vigliaccata contro gli agenti

Ancora nefandezze contro le forze dell'ordine. Lucia Uva fa come Ilaria Cucchi: posta su Fb la foto di un poliziotto coinvolto nell'inchiesta per esporlo all'odio del web. Sul social network insulti e minacce di morte

Messi alla gogna sui social: la vigliaccata contro gli agenti

Una vera e propria vigliaccata. Gli agenti sbattuti nel carnaio di Facebook. La fotografia con tanto di nomi e cognomi. Lucia Uva, la sorella di Giuseppe che il 14 giugno 2008 è morto all'ospedale di Circolo di Varese dopo essere stato fermato ubriaco per strada, ha pubblicato sul social network la foto di uno degli uomini delle forze dell'ordine coinvolti nell'inchiesta sulla morte del fratello. Una sfida alle forze dell'ordine e allo Stato che arriva poche ore dopo lo strappo di Ilaria Cucchi. "Noi vittime dello Stato - ha scritto la Uva - vogliamo solo la verità e non ci fermeremo fin quando i colpevoli non verranno tutti fuori". Ma quello che le due donne hanno fatto altro non è che sbattere in pasto del web due persone ad oggi innocenti.

Ilaria Cucchi è la sorella di Stefano, il ragazzo morto nel 2009 ad una settimana dal suo arresto per droga. Ieri ha pubblicato su Facebook la foto di uno dei carabinieri indagati per la morte del fratello. Non una foto qualunque, ma quella di un ragazzo sorridente in posa da fotomodello tra gli scogli. "Volevo farmi del male - spiega Ilaria -, volevo vedere le facce di coloro che si sono vantati di aver pestato mio fratello, coloro che si sono divertiti a farlo. Le facce di coloro che lo hanno ucciso. Ora questa foto è stata tolta dalla pagina. Si vergogna? Fa bene". Quello che la Cucchi vuole (e ottiene) è la gogna pubblica. Una valanga di utenti del social network si lanciano in invettive ed offese contro il militare. Qualcuno propone addirittura di istituire una ronda anti-carabiniere. "Perché non organizzare una squadra di tre o quattro persone di buona volontà per sgonfiare i muscoli a questo bastardo con il cervello pieno di letame?", si legge in uno dei tanti commenti al vetriolo. Ma fortunatamente c'è anche chi getta acqua sul fuoco. "La gogna mediatica non è ammessa in un paese democratico-. I processi si fanno in Tribunale e chi ha sbagliato, qualora verranno accertate responsabilità, pagherà per i suoi errori".

Il post di Ilaria Cucchi

L'inno e l'invito alla violenza espresso nei commenti alla foto del carabiniere hanno obbligato la Cucchi, ora denunciata per diffamazione, a correggere il tiro chiedendo di moderare i toni. "Non tollero la violenza, sotto qualunque forma - ha scritto - ho pubblicato questa foto solo per far capire la fisicità e la mentalità di chi gli ha fatto del male ma se volete bene a Stefano vi prego di non usare gli stessi toni che sono stati usati per lui. Noi crediamo nella giustizia e non rispondiamo alla violenza con la violenza". Ma, nonostante la gogna mediatica creata dalla Cucchi, Lucia Uva ha deciso di fare altrettanto. E di esporre alla stessa violenza verbale uno dei poliziotti presenti al momento dell'arresto del fratello.

Il post di Lucia Uva

Lucia Uva pubblica un selfie del poliziotto mentre si trova, a torso nudo, in palestra. "Questo - commenta - era il poliziotto che la notte del 14/6/2008 era presente nella caserma quando hanno preso Giuseppe". E rincara la dose: "Io che colpa ne ho se come Ilaria Cucchi voglio farmi del male per vedere in faccia chi ha passato gli ultimi attimi di vita di mio fratello. Questo soggetto a Giuseppe lo conosceva molto bene...". Quindi invita gli utenti di Facebook a non lasciarsi andare a "offese come loro hanno fatto coi nostri cari". Ma è un invito di facciata. C'è chi arriva a minacciare la sua famiglia ("È anche padre..."). E chi insulta: "Carogna", "Uomo di merda", "Esaltato".

La pubblica gogna, isnomma.

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