Cronache

Messina, per ottenere risarcimenti appiccavano incendi: nei guai padre e figlio

Svelato il mistero di Canneto di Caronia (Messina). Un arresto e un avviso di garanzia

Messina, per ottenere risarcimenti appiccavano incendi: nei guai padre e figlio

Appiccava i roghi perché il comitato delle vittime degli incendi, presieduto dal padre, ottenesse aiuti e benefici pubblici. Per gli incendi che si sono verificati nella frazione costiera del Canneto di Caronia, nel Messinese, è finito agli arresti domiciliari Giuseppe Pezzino, 26 anni. Il padre, Antonino, 53, è stato raggiunto da un avviso di garanzia. Entrambi devono rispondere di diversi reati tra cui incendio, danneggiamento seguito da incendio, concorso in truffa e procurato allarme.

Con l'operazione si chiude una lunga indagine dei carabinieri che, sotto il coordinamento della Procura di Patti, hanno tentato di rivolvere il giallo degli incendi, in apparenza spontanei, ripresi di recente a Canneto di Caronia, dove già a partire dal gennaio del 2004 si erano verificati inspiegabili casi di combustione. I misteriosi roghi erano ricominicati dal luglio 2014. Secondo le indagini si sarebbe trattato di episodi dolosi, inscenati dal ragazzo con la complicità del padre.

L'ultimo rapporto del gruppo di esperti, risalente al 2008, ipotizzava come causa dei fenomeni "emissioni elettromagnetiche impulsive la cui origine poteva essere ipotizzata come situata in un punto imprecisato al largo del tratto di mare antistante". Per i danni provocati dagli incendi alcuni abitanti avevano chiesto e ottenuto somme di denaro a titolo di risarcimento. Cessati nel 2008, i roghi erano ripresi d'improvviso nel luglio 2014.

I carabinieri hanno tenuto sotto osservazione Canneto di Caronia piazzandovi una serie di telecamere nascoste e puntate sulle cinque abitazioni dove si propagavano le fiamme, in via del Mare. Qui i roghi si sono ripetuti dal 14 luglio all'8 ottobre 2014, per un totale di circa quaranta episodi: questi sono attribuiti all'arrestato, alcuni in via esclusiva e altri insieme con il padre.

Da intercettazioni telefoniche ed ambientali di padre e figlio emergerebbe che le azioni incendiarie erano volte a fare credere che fossero ripresi i fenomeni di autocombustione, per indurre il sindaco di Caronia a fare sgomberare varie abitazioni e a far dichiarare lo stato di emergenza, per ottenere poi aiuti pubblici.

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