Cronache

Viaggio sul treno peggiore d'Italia: ecco la tratta-incubo dei pendolari

Treni vecchi e strapieni, corse soppresse e pendolari stranieri che entrano senza pagare il biglietto. Ecco perché la tratta ferroviaria Roma-Lido è la peggiore d'Italia

Viaggio sul treno peggiore d'Italia: ecco la tratta-incubo dei pendolari

Se spostarsi a Roma, a volte, può essere un’avventura, per i pendolari che dal litorale romano devono arrivare nella Capitale, diventa un vero e proprio calvario. Quest’anno, per la terza volta consecutiva, la tratta suburbana Roma-Lido, si è aggiudicata, infatti, il primo posto nella top ten delle peggiori linee ferroviarie italiane stilata da Legambiente. Tredici fermate e poco più di 28 chilometri di rotaie, croce e delizia di migliaia di lavoratori e studenti che ogni giorno fanno la spola tra Roma ed Ostia. Forse più croce che delizia, visto che in pochi anni gli utenti sono diminuiti del 45%, passando da 100mila a 55mila e i treni, spesso guasti o in ritardo, hanno un’età media non inferiore a vent’anni.

Più di un'ora solo per raggiungere la stazione ferroviaria

Per capire perché è proprio la Roma-Lido ad essere la linea più odiata d’Italia decido di vivere in prima persona questa avventura. Un'Odissea che inizia una mattina di metà dicembre. Sono le 6 e 45 quando varco la soglia del portone di casa mia. L’obiettivo è arrivare ad Ostia entro le 8, ma fallisco miseramente. Sono un disabile con difficoltà motorie non indifferenti e frequento la Metro da pochi mesi. Ho sempre paura di non riuscire a salire in tempo o di rimanere schiacciato in mezzo alle porte. Ma, stavolta, sfido le mie ansie e mi incammino verso la stazione di Baldo degli Ubaldi. È piovuto tutta la notte e, perciò, non mi azzardo a scendere le scale a piedi. “Mi sono già rotto il femore, meglio cercare un ascensore”, dico tra me e me. Ma, subito, l’amara scoperta: i montacarichi sono tutti guasti.“E ora, come faccio?”. Confidando nella buona sorte scendo i primi scalini. Ma c’è un altro problema: le scale mobili. Ripide, ripidissime. Soffro di vertigini, non ce la posso fare. “E se è impossibile per me, figuriamoci per un disabile in carrozzina”, penso mentre mi affretto a salire su un mezzo di superficie. Morale della favola: 40 minuti di ritardo. E posso anche ritenermi fortunato.

"Viaggiamo su un carro bestiame"

Ora inizia il secondo capitolo della mia “Odissea”: arrivare ad Acilia, la prima fermata del treno Roma-Lido all’interno del X Municipio della Capitale, quello di Ostia. Mentre sul display della stazione le scritte scorrevoli in rosso mi avvertono che un treno (un altro!) è stato soppresso, inizio a chiacchierare con una pendolare sudamericana che quotidianamente incontra le mie stesse difficoltà. “Gli ascensori e le scale mobili non sempre funzionano, sai, mio figlio di dieci anni, ad esempio, ha le stampelle e non riesce a salire sul treno quando è pieno. Ti calpestano, sembra di viaggiare su un carro bestiame”. “Si viaggia come nel terzo mondo – aggiunge un’altra signora – è lento e la mattina alle 7.30 stiamo stretti come sardine”. Alla fine il mio ritardo è stato provvidenziale. Senza che descriva tutta la mia cartella clinica, è bene che il lettore sappia che chi scrive è un trapiantato di cuore e, in quanto tale, soggetto a terapia immunosoppressiva. In sintesi, le mie difese immunitarie sono più basse e, quindi, se posso, evito di salire in bus o treni troppo affollati: un banale virus, per me, potrebbe essere fatale. Prendo il treno delle 9 da Acilia e fortunatamente l’aria non è irrespirabile. Ma, certo, si sta strettini. Il treno è uno di quelli vecchi, sembra l’Orient Express. Di posti a sedere, neanche l’ombra. Balla da morire e rischio di inciampare, ma non oso chiedere a chi è già seduto di lasciarmi il posto che mi spetterebbe per legge. Che, poi, anche sedersi ha i suoi svantaggi. Quando il treno è molto affollato, come in questo caso, è complicato scendere passando tra i pendolari che si accalcano davanti alle porte. Insomma, se resto davanti alla porta rischio di cadere, se mi siedo, di non farcela ad uscire. Da qualsiasi punto di vista si valuti la faccenda, è un bel guaio. Ma almeno a Roma ha smesso di diluviare ed è tornato a splendere un pallido sole. Se piove troppo, infatti, c’è pure il rischio che si allaghino le rotaie e che alcuni tratti vengano chiusi. “In questo caso ci sono le navette sostitutive ma non è semplice, è un terno al lotto”, ci spiega una passeggera che sta accompagnando a Roma una ragazza con problemi motori. Senza contare i guasti dei convogli che risentono dell’usura del tempo.

Pagare il biglietto è un optional e trovare ascensori funzionanti un miracolo

Nel pomeriggio la situazione non cambia: le corse soppresse tra le 17 e le 19 sono sei o sette. Anche stavolta il treno è pieno, tanto che rischio di inciampare su uno zaino lasciato in mezzo al corridoio e solo dopo aver attraversato almeno cinque vagoni in cerca di un posto a sedere, una ragazza si accorge di me e mi cede il suo. Il rientro a casa dopo una giornata di lavoro è un’impresa titanica. Voglio scendere alla stazione Tor di Valle, dove costruiranno il nuovo stadio della Roma, ma un habitué della linea me lo sconsiglia. Qui gli ascensori non funzionano. Decido, quindi, di visitare la stazione di Casalbernocchi, una di quelle dove la gente entra senza biglietto. Neanche il tempo di arrivare e vedo un ragazzo africano che si accoda lesto al suo amico. Il primo timbra regolarmente il biglietto, il secondo si fa offrire la corsa. “Molti fanno così”, ci dice un ragazzo che ci mostra come è facile scavalcare i tornelli, che sono a due passi dal gabbiotto dei vigilantes. I quali, ovviamente, non si accorgono di nulla.

“Di treni ne passano pochi, e sono molto lenti – mi dice una studentessa - ci vorrebbero più corse tra un treno e l'altro”. In effetti, potrebbe essere questa la soluzione più semplice visto che questa linea viene utilizzata come una vera e propria metropolitana. Il tragitto dalla stazione di Porta San Paolo ad Ostia è breve ma cruciale per i residenti, i turisti e, prossimamente, anche per i tifosi. “Speriamo che una volta costruito lo stadio aggiungano dei treni, altrimenti diventerà un incubo, visto che i passeggeri diventeranno almeno il doppio”. “Ma, viste le condizioni del trasporto pubblico nella Capitale, è difficile pensare che a breve possa cambiare qualcosa”, commenta un anziano signore.

Ed io non riesco a dargli torto.

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