Cronache

Migranti, l'ultima follia dei No border: s'inventano il "passeur umanitario"

I No border danno passaggi ai clandestini, ma non si fanno pagare. E così possono aggirare le leggi sull'immigrazione

Migranti, l'ultima follia dei No border: s'inventano il "passeur umanitario"

Ventimiglia - Si chiamano Felix Croft, Pierre-Alain Mannoni, Cedric Herrou e Francesca Peirotti e sono soltanto quattro attivisti del più ampio collettivo dei No border che hanno dichiarato "guerra" all'Europa, appellandosi alla Carta dei diritti fondamentali con la quale rivendicano il libero transito dei migranti nei Paesi dell'Unione. Le loro armi non sono i mitra o le granate, ma le auto o i furgoni, con cui trasportano, chi più chi meno, decine di clandestini in Francia, cercando legalizzare il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e beffando così le Istituzioni. Il loro trucco? Semplice, ai migranti che varcano la frontiera non chiedono soldi, quindi viene meno lo scopo di lucro, in favore di nobili intenti umanitari, in virtù dei quali, una volta arrestati dalla polizia italiana o francese, chiedono di essere rilasciati e assolti, dando vita a una nuova figura quella del "passeur umanitario". Una strategia che a quanto pare funziona.

Il precedente si crea, a gennaio di quest'anno con Pierre-Alain Mannoni, un insegnante ricercatore di 45 anni, arrestato nell'ottobre del 2016 dalla polizia francese in servizio al pedaggio di Mentone (la prima città dopo il confine italo francese di Ventimiglia), che lo aveva trovato nell'auto con tre clandestini eritrei, tra cui una minorenne. L'accusa chiede sei mesi di reclusione e il giudice lo assolve. È il 10 febbraio 2017, quando davanti al giudice del tribunale di Nizza: Cédric Herrou, 37 anni, contadino abitante sul versante francese della val Roja, nell'entroterra di Ventimiglia, accusato di aver fatto espatriare in Francia, nel 2016, circa duecento migranti, viene condannato a una pena pecuniaria di tremila euro, con sospensione condizionale. In pratica: una assoluzione mascherata. "L'ho presa piuttosto bene", commentò il militante, all'uscita del palazzo di giustizia, aggiungendo che la sua lotta sarebbe proseguita nel solco di un ideale di "Europa sociale e umana", e che non sarà "la minaccia di un prefetto e gli insulti di un politico o due" a fermarlo. Malgrado la richiesta di pena a 8 mesi di reclusione, con la condizionale, il giudice riconosce l'immunità penale che si applica ai cosiddetti "passeur umanitari".

Per un altro "solidale" francese Felix Croft, 28 anni, di Nizza, sotto processo a Imperia, il procuratore facente funzioni Grazia Pradella chiede 3 anni e 4 mesi di reclusione e il pagamento di 50mila euro di ammenda. Il giovane venne arrestato, nel luglio scorso, alla barriera autostradale di Ventimiglia, mentre all'interno della propria auto, una Citroen station wagon, tentava di portare in Francia una famiglia di migranti nigeriani composta da: marito, moglie, due bambini e il fratello del marito, ancora rivendica i motivi umanitari di quel suo gesto e dichiara che lo rifarebbe. Il 27 aprile il processo andrà a sentenza.

È di ieri, poi, la richiesta di 8 mesi di reclusione a carico della "solidale" Francesca Peirotti, di Cuneo. Pure lei, attraverso i propri legali, ha invocato l'assoluzione per motivi umanitari. Anche ieri, come nei casi precedenti, il processo è stato presidiato da decine di giovani "solidali" che hanno voluto esprimere vicinanza ai loro amici. La sentenza è attesa per venerdì 19 maggio. Francesca venne arrestata, lo scorso 8 novembre, dalla polizia di frontiera. Su un furgone con quale stava percorrendo l'autostrada francese viaggiavano una coppia eritrea con il bimbo di 6 mesi; tre ragazze e due ragazzi di Eritrea, Etiopia e Ciad.

Nel corso della sua deposizione, la ragazza ha raccontato di conoscere i migranti che aveva portato in Francia e che li avrebbe seguiti ed aiutati anche un domani che fossero giunti a destinazione.

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