Cronache

Migranti, l'ultima di Sea Eye: "Stessi diritti dei cittadini Ue"

La portavoce dell'ong tedesca sfida il governo italiano: "Applicare ai migranti gli stessi diritti umani garantiti ai cittadini europei"

Migranti, l'ultima di Sea Eye: "Stessi diritti dei cittadini Ue"

La nave Alan Kurdi della ong tedesca Sea Eye è diretta verso Malta. Dopo che che le famiglie si sono rifiutate di separarsi per far sbarcare a Lampedusa due bambini con le madri, come richiesto dalle autorità italiane, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha augurato loro "buon viaggio verso Berlino". La Merkel però ha preferito optare per una "soluzione europea".

La nave attualmente si trova in acque internazionali al largo di Malta ed è in attesa di ulteriori istruzioni. "La decisione del capitano di dirigere la nave verso Malta è stata il risultato di consultazioni con le autorità tedesche dalle quali non ci sembrava emergere la possibilità di fare sbarcare in Italia le persone salvate", ha dichiarato Carlotta Weibl, portavoce di Sea-Eye.

Che poi ha sciorinato una nuova teoria sfidando il governo italiano: "Nei recenti casi di salvataggio, lo sbarco è diventato subordinato al raggiungimento di accordi politici tra gli stati membri dell'UE. Persino l'evacuazione umanitaria di persone particolarmente vulnerabili a bordo è stata subordinata al raggiungimento di un accordo. Denunciamo con forza questo approccio e chiediamo all'Italia di applicare ai rifugiati e ai migranti gli stessi diritti umani garantiti ai cittadini europei. Queste persone sono naufraghi e non dovrebbero essere trattate diversamente, non dovrebbero essere classificate in base al loro status giuridico come migranti: in mare non c'è migrante, banchiere o idraulico: ci sono solo persone".

E ancora: "Sessantaquattro persone, sommate ai 17 membri dell'equipaggio, superano la capacità di trasporto della Alan Kurdi. Tuttavia, chiunque è più al sicuro sulla nostra nave che su un gommone che affonda. Da un punto di vista legale non può esserci alcuna discussione sul nostro obbligo al salvataggio".

Adesso, avverte la Weibl, "si avvicina una tempesta che metterà in grave pericolo le persone a bordo. La maggior parte delle persone soccorse è in condizioni fisiche fragili dopo la fuga e le condizioni estreme nei campi di detenzione libici. Molti soffrono il mal di mare, il che li debilita ancora di più. Oltre alle condizioni fisiche, preoccupa anche lo stato psicologico di molte persone. Abbiamo a bordo una donna che è stata venduta, ha dovuto lavorare in un bordello ed è stata torturata quando si è rifiutata.

Questa donna ha bisogno di un immediato sostegno psicologico e non dovrebbe essere sottoposta a ulteriore stress dovuto dal ritardo nello sbarco".

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