Cronache

Milano, 76 sindaci firmano protocollo per l'accoglienza dei migranti

Il protocollo per l'accoglienza dei migranti firmato da 76 sindaci dell'hinterland milanese. La Gelmini: "Non risolve il problema della ospitalità". Proteste dei sindaci della Lega

Milano, 76 sindaci firmano protocollo per l'accoglienza dei migranti

Sono 76 i sindaci dell'hinterland milanese che, insieme a Beppe Sala, hanno firmato il protocollo per "un'accoglienza equilibrata, sostenibile e diffusa", voluto dal prefetto Luciana Lamorgese. immediata la bocciatura di Lega Nord e Forza Italia.

Il documento, firmato oggi in corso Monforte, inaugura un nuovo "modello Milano" per l'accoglienza dei profughi. Il protocollo, siglato tra i sindaci della città metropolitana, il prefetto di Milano e il ministro dell'Interno Minniti, pone le basi per la distribuzione di 4600 richiedenti asilo nei comuni della provincia di Milano.

Il prefetto ha precisato che "sono più di 80 i sindaci che hanno dato disponibilità alla firma" su 134 comuni che fanno parte dell’area metropolitana. "Abbiamo scritto questo protocollo con degli impegni precisi - ha commentato il prefetto - Abbiamo ribaltato la logica: tante volte al ministero arrivavano proteste da parte dei sindaci, perché si vedevano arrivare i migranti sul territorio senza essere informati. Tante volte l'interlocuzione non era completa. Ho detto ai sindaci che è una partita che dobbiamo giocare insieme, dove voi siete gli attori principali. I sindaci si impegnano a reperire insieme alle associazioni di settore a reperire degli immobili, a interloquire con la cittadinanza, a mobilitare il volontariato".

"Noi sindaci la possiamo vedere in maniera diversa politicamente ma non si possono svincolare i problemi. Cioè girarci dall’altra parte", ha commentato il ministro degli Interni Marco Minniti. "Penso che la giornata di oggi qui a Milano sia una giornata molto importante per le politiche di immigrazione nel nostro Paese. Noi oggi firmiamo questo protocollo che io considero cruciale. Il messaggio che parte da Milano è potente - ha proseguito il ministro - Ringrazio gli 80 sindaci che hanno manifestato la volontà di firmare il protocollo, ringrazio tantissimo il prefetto di Milano. Sembrava quasi una sfida impossibile e oggi abbiamo testimoniato che anche le sfide più difficili possono essere vinte. Come ha detto Beppe Sala, qui c’è una cooperazione molto forte e questa penso sia la chiave di volta. La democrazia vive del rapporto tra istituzioni nazionali e locali, più è forte più la democrazia si rafforza".

Sabato, il capoluogo meneghino ospiterà anche la marcia antirazzista "Insieme senza muri", che secondo le previsioni dovrebbe far sfilare diecimila persone. Saranno presenti il presidente del Senato, Pietro Grasso, Emma Bonino e Carlotta Sami, portavoce dell’agenzia Onu per i rifugiati.

La protesta della Lega Nord

Ma non tutti festeggiano:i sindaci della Lega Nord, contrari al protocollo d'accoglienza dei migranti, hanno dato vita a un presidio di protesta prima della firma ufficiale. I primi cittadini del Carroccio, con la fascia tricolore, hanno espresso la loro contrarietà "perché non abbiamo le risorse da destinare nemmeno ai nostri cittadini e il nostro personale sarebbe chiamato a far fronte ad un lavoro insostenibile", ha spiegato il sindaco di Parabiago Raffaele Cucchi. "Siamo qui per dire “no” a un piano imposto dal prefetto senza che i sindaci siano stati consultati: e sono i sindaci ad essere stati eletti e non il prefetto", ha aggiunto il capogruppo della Lega Nord in Consiglio comunale a Milano, Alessandro Morelli.

In totale disaccordo sulle strategie sull’immigrazione di Sala c'è il governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni, che ieri ha ribadito che la maxi retata in Stazione Centrale d’inizio mese è stata "un momento importante, spero venga fatta di nuovo". E sulla marcia di sabato ha commentato: "Ognuno è libero di manifestare ma io sto dalla parte della giustizia e della sicurezza".

"Tra Milano e provincia ci sono più di 350mila cittadini milanesi e italiani sotto la soglia di povertà, ma i sindaci del Pd e il governo pensano a firmare un protocollo per portare quasi 5000 finti profughi nei comuni della Città metropolitana. È vergognoso perché prima va aiutata la nostra gente in difficoltà - è la critica del vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia Fabrizio Cecchetti - Questo accordo è pura follia perché per mantenere questi 5000 immigrati, che per la maggior parte risulteranno essere clandestini, verranno spesi quasi 70 milioni di euro l'anno, circa 180mila euro al giorno. Un'enorme quantità di soldi pubblici che dovrebbero essere destinati prima ai cittadini lombardi in difficoltà che oggi sono totalmente abbandonati dal governo. La Lega Nord dice no a questa vergogna: i sindaci leghisti si sono rifiutati di firmare questo accordo truffa e non si sono piegati agli ordini del prefetto e di Minniti".

L’intesa non ha convinto neanche il primo cittadino di Sedriano Angelo Cipriani del Movimento Cinquestelle, che contesta: "Sui nuovi centri il Comune non avrebbe potere di controllo. Ci chiedono di metterci la faccia e poi di starne fuori, senza poter conoscere preventivamente la tipologia di immigrati che ci saranno assegnati".

Il "no" di Forza Italia

"Il protocollo che il ministro Minniti ha proposto ai sindaci della grande Milano non risolve il problema della ospitalità e mette ancor più in difficoltà i cittadini. Come al solito, il governo scarica sulle amministrazioni locali problemi gravi che non è in grado né di affrontare né di risolvere - ha replicato Mariastella Gelmini, vice capogruppo vicario di Forza Italia alla Camera e coordinatrice regionale azzurra della Lombardia - Va detto che il modello di ospitalità proposto è demagogico e non offrirà nuove opportunità ai migranti che approdano ogni giorno nella nostra città".

"I sindaci di Forza Italia non si voltano dall'altra parte, ma guardano in faccia le difficoltà dei cittadini per risolverle e non per fare vuota propaganda. Il modello di integrazione proposto dalla Sinistra - prosegue Gelmini - ha negato un concreto coinvolgimento degli amministratori locali, che avrebbero preferito conoscere e discutere insieme le caratteristiche principali del piano. Modalità e tempi che avrebbero dovuto essere condivise, non imposte dall'alto. Questo modello, inoltre, è destinato a creare ulteriori divisioni e lacerazioni.

Un esempio concreto è il completo abbandono delle case popolari di Milano (come nel caso del quartiere San Siro) diventate un ghetto popolato da immigrati, mentre le famiglie italiane faticano a ottenere un alloggio popolare e intere zone della città sono preda di gruppi criminali".

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