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Il miracolo di Astori: applausi pure ai "nemici"

Lacrime e applausi: la tregua fra rivali al funerale di Astori è un segno di civiltà

Il miracolo di Astori: applausi pure ai "nemici"

Tregua. Il lutto riunisce le famiglie. Il popolo viola ha scaldato le mani, con affetto, per applaudire i nemici juventini, in cordoglio per il capitano Davide. Infine la pace tra due fazioni in lotta da sempre, il desiderio impossibile, anche se momentaneo, si è realizzato, oltre gli insulti e le volgarità da stadio. Il funerale di Davide Astori riconsegna la dignità al mondo del football, mettendo da parte la bile e la rabbia che l'avvolgono. Un omaggio a chi non c'è più ma è presente più di mille altri, il rispetto per chi è venuto per condividere lo strazio di una donna, disperatamente sola. Le delegazioni di tutti i club, Totti e la Roma, Balotelli, Zanetti e l'Inter, poi i fratelli Della Valle e Matteo Renzi, hanno raggiunto Santa Croce mentre la folla, in silenzio, ancora attonita dopo quella domenica maledetta, aveva riempito di bandiere viola la piazza enorme che fu teatro del calcio in costume, nella Firenze rinascimentale. Non più la caccia, non più la lotta acida nella polvere del campo, contro l'avversario da battere e abbattere ma, finalmente, il rispetto e la riconoscenza che si deve all'evento luttuoso. La Juventus ha spedito la sua «squadra», undici uomini con il capo chino dopo l'alloro e la festa di Londra, per ribadire il cordoglio e l'amore verso una famiglia devastata, verso una donna improvvisamente smarrita, verso una città, rivale nell'ora e mezzo di football, ma che ieri era sorella, amica, parente, dopo avere scoperto un uomo, discreto, un capitano grandioso, una luce dentro che adesso illumina anche l'esterno. Applausi, dunque, per Allegri e i suoi collaboratori, Landucci e Simone Folletti con Gianluca Pessotto, poi Pjanic e Bernardeschi, Barzagli e De Sciglio, Marchisio e Rugani, quindi il capitano Buffon e Chiellini che a Davide era legato da amicizia vera e a lui ha riservato le parole di saluto, tra i vapori caldi del dopopartita di Londra, un abbraccio a distanza per quel gruppo odiato, odioso ma, alla fine, presente nel conforto. Il calcio si era fermato domenica scorsa, per la prima volta come mai nella sua cronaca spesso mercenaria e mercantile. Ieri Firenze è rimasta come sospesa in una mattinata chiara, il popolo dei tifosi, quello viola, ha dimenticato la guerra antica contro la razza padrona juventina, il pallone è rimasto nell'angolo della città, Davide Astori non avrebbe tollerato voci volgari, insulti e scorie che mai gli sono appartenuti. L'omaggio alla Juventus è un salto nella luce, finalmente.

Durerà forse lo spazio di un giorno ma è già molto, un segnale umano davanti al quale fermarsi e riflettere che la vita e la morte non sono poi così distanti l'una dall'altra e, infine, servono a riconoscere la nostra vera anima.

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